La pulce e il bue, una bella fiaba di Esopo che ci insegna a premiare e valorizzare l’operato dei nostri figli, ad esempio a scuola

Un po’ di storia

La pulce e il bue racconta di una pulce annoiata che va a trovare il suo amico bue, il quale le racconta del suo lavoro duro nei campi, agli ordini del contadino.

La pulce, che dice di non prendere mai ordini da nessuno, chiede cosa ottiene come ricompensa per tutta quella fatica.

E l’amico semplicemente le risponde: “L’uomo apprezza il lavoro che svolgo per lui e mi ripaga con tanto affetto“. Così anche lei comincia a desiderare un pochino questo affetto…

Una favola, tanti significati

La favola, dello scrittore greco Esopo è il paradigma del disinteresse, in senso positivo, ovviamente: l’affetto è un’ottima ricompensa per il proprio operato. Certo, in questo caso è molto utile pensando ai doveri scolastici dei bambini…

La si potrebbe leggere nei periodi post-vacanza, quando i ragazzi devono tornare a scuola, per invogliarli a impegnarsi e anche per ricompensarli valorizzando ciò che fanno e imparano.

Qualche aneddoto

Nelle versioni “letterali” dal greco la pulce chiede: “Perché, oh bue, servi gli uomini, (pur) essendo grandissimo?” e alla fine afferma che, per non fare una brutta fine, le pulci scappano dalle mani dell’uomo più che da ogni altra cosa…

E’ interessante vedere come da ogni animale Esopo riesca a trarre un valore o un insegnamento: persino da un insetto repellente!

Il favolista greco ha scritto tante fiabe, riprese dal francese La Fontaine, in cui sono protagonisti diversi insetti, tra cui La zanzara e il leone, La cicala e la formica, L’aquila e lo scarafaggio.

Cosa c’è da imparare

Questa fiaba insegna che nella vita bisogna impegnarsi ma anche che l’affetto può essere la migliore ricompensa del proprio dovere.

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