Raccontami un fiaba: La volpe e la maschera

la volpe e la maschera

Ecco a voi una fiaba rielaborata dall’autore latino Fedro, che a sua volta l’ha ripresa da Esopo: La volpe e la maschera. Particolarmente adatta per festeggiare il Carnevale!

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Un po’ di storia

Un giorno una volpe di nome Brunetta, furba e curiosa, riesce a entrare nella casa del romano Spartaco, attore di teatro.

L’animale si mette a frugare in mezzo a tutti i costumi e trova finalmente una bellissima maschera da teatro tragico, ma commenta: “Una testa magnifica, non c’è che dire, ma cervello, niente“.

Una favola, tanti significati

Il titolo per esteso della favola di Fedro sarebbe La volpe e la maschera tragica, rivisitazione di una fiaba del greco Esopo. L’obiettivo di Fedro è quello di divertire il lettore e nello stesso tempo mostrare vizi e difetti degli uomini.

Il significato è chiaro: l’apparenza della bellezza può nascondere il vuoto della ragione e non sempre le persone che, grazie alla fortuna, sono arrivate ad avere onori e riconoscimenti, sono particolarmente dotate di intelligenza.

Fedro non propone però un giudizio esplicito: si limita a condannare, usando lo stratagemma della volpe curiosa, la stupidità umana.

L’autore usa un linguaggio e uno stile semplice, comprensibile a tutti, anche alle persone meno colte, esprimendo i concetti  in poche parole.

Qualche aneddoto

Come è scritto nella parentesi storica della stessa fiaba, ai tempi degli antichi Romani il popolo amava molto guardare gli spettacoli teatrali anche se non aveva la possibilità di vederli spesso.

Gli attori però erano pochi e non potevano essere sceltitra le donne, perché dovevano dedicarsi unicamente alla famiglia e alla casa.

Quindi chi ricopriva i ruoli femminili erano sempre attori uomini grazie ad apposite maschere decorate e intarsiate, per lo più realizzate in tela o legno: erano vere e proprie opere d’arte.

Alcune maschere rappresentavano dei, re o imperatori, altre, appunto, volti femminili, ricoprivano l’intera testa ed erano dotate di capelli. Inoltre fungevano da megafono, ampliando la voce dell’attore nei grandi teatri.

Cosa c’è da imparare

La favola insegna che non bisogna mai fermarsi alle apparenze: a volte ciò che sembra bello magari è senza contenuto e senza valore. E’ adatta da leggere nel periodo di Carnevale.

 

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