Rainbow Bridge il ponte dove si incontrano uomini e animali domestici

Rainbow bridge

Avete mai sentito parlare del  “Rainbow Bridge”?

Questa espressione nella sua traduzione letterale significa il Ponte dell’arcobaleno. 

Si tratta di una vecchia storia che nasce negli anni ‘80 per indicare il luogo di congiunzione tra le persone e gli animali domestici alla loro morte.

Rainbow Bridge una dolce leggenda

Secondo una antica leggenda di matrice anglosassone si racconta che quando un animale domestico muore raggiunga finalmente un lussureggiante prato dove guarisce finalmente da tutti i mali. Qui può vivere felice e libero in compagnia di tantissime altre creature.

In quel luogo meraviglioso e magico, ha cibo e acqua freschi e il sole splende sempre.

Ma anche se è felice e in pace, in lui rimane sempre un vuoto: la mancanza del suo amico umano, da cui ha dovuto separarsi.

Scopo del Ponte dell’Arcobaleno

Il Rainbow Bridge serve proprio a ricongiungere definitivamente l’animale domestico con il suo amico umano.

Alla morte della persona i due amici potranno rincontrarsi nel verde prato e potranno attraversare insieme il Rainbow Bridge  per non essere mai più separati. Un eterno e infinito amore.

Epitaffio per un cane

Poesia di Lord Byron

Abbiamo già parlato dell’amore incondizionato di alcuni uomini per i loro amici animali. Un sentimento che tanti artisti hanno fissato anche in poesia. 

Abbiamo scelto per voi l’epitaffio che Lord Byron dedicò al suo amato cane, un terranova di nome Boatswain.

In questo luogo

giacciono i resti di una creatura

che possedette la bellezza

ma non la vanità

la forza ma non l’arroganza

il coraggio ma non la ferocia

E tutte le virtù dell’uomo

senza i suoi vizi.

Quest’elogio, che non sarebbe che vuota lusinga

sulle ceneri di un uomo,

è un omaggio affatto doveroso alla Memoria di

“Boatswain”, un cane che nacque in Terranova

nel maggio del 1803

e morì a Newstead Abbey

il 18 novembre 1808.

Quando un fiero figlio dell’uomo

al seno della terra fa ritorno,

sconosciuto alla gloria, ma sorretto

da nobili natali,

lo scultore si prodiga a mostrare

il simulacro vuoto del dolore,

e urne istoriate ci rammentano

l’uomo che giace lì sepolto;

e quando ogni cosa si è compiuta

sul sepolcro noi potremo leggere

non chi fu quell’uomo,

ma chi doveva essere.

Ma il misero cane, l’amico più caro in vita,

che per primo saluta e

e che difende ultimo,

il cui bel cuore appartiene al suo padrone,

che lotta, respira,

vive e fatica per lui solo,

cade senza onori;

e solo col silenzio

è premiato il suo valore;

e l’anima che fu sua su questa terra

gli vien negata in cielo;

mentre l’uomo, insetto vano! ,

spera il perdono, e per sé solo

pretende un paradiso intero.

O uomo! Flebile inquilino della terra per un’ora,

abietto in servitù, corrotto dal potere,

ti fugge con disgusto chi ti conosce bene,

o vile massa di polvere animata!

L’amore in te è lussuria, l’amicizia truffa,

la parola inganno, il sorriso menzogna!

Vile per natura, nobile sol di nome,

ogni animale ti mette alla vergogna.

O tu, che per caso guardi quest’umile sepolcro,

passa e va’: non è in onore

di creatura degna del tuo pianto.

Esso fu innalzato per segnare

il luogo ove tutto quel che di un amico resta

riposa in pace;

un sol ne conobbi: e qui si giace.

Lord Byron – Newstead Abbey, 30 novembre 1808

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