Ricominciamo le fiabe di Filastrocche.it con un testo classico, particolarmente adatto a chi deve tornare a scuola e a questo periodo, in cui tradizionalmente si svolge la vendemmia: La volpe e l’uva, di Esopo.

Un po’ di storia

La favola narra di una volpe affamata che tenta di raggiungere invano un grappolo d’uva. Ma dopo molti salti non riesce a prendere neanche un acino. E così, anziché trovare un altro modo per mangiarsela, rinuncia affermando che è ancora “acerba“.

Una favola, tanti significati

Oltre alla fiaba di Esopo (scrittore greco), c’è la versione di Fedro (autore latino). Sembra poi che esista persino il proverbio persiano  “il gatto che non può raggiungere la carne dice che ha un cattivo odore”.

L’autore francesce di metà ‘600 Jean de La Fontaine la ripropose in rima, con lo stesso titolo, ma aggiungendo che la volpe era di Guascogna o di Normandia (due regioni dell’antica Francia; della seconda è rimasto tuttora il nome).

Anche noi di Filastrocche.it abbiamo “personalizzato” la fiaba aggiungendo nomi propri ai personaggi.

Qualche aneddoto

“Fare come la volpe con l’uva” è diventato, nel tempo, un detto sinonimo di “apatia“, mancanza di impegno e anche presunzione: significa far finta di avere disprezzo o disinteresse per ciò che non si riesce a ottenere pur desiderandolo molto.

Cosa c’è da imparare

La fiaba insegna che l’umiltà e l’impegno permettono di raggiungere grandi obiettivi: solo chi è presuntuoso svilisce ciò che non è in grado di fare come se non dipendesse da lui.

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