Anche i pirati hanno le regole
“Chi di voi non ha mai scaricato niente da Internet alzi la mano!”
L’assemblea ammutolisce. Le mani, diligentemente, rimangono abbassate, e ragazzi e genitori si scambiano occhiate tra il divertito e il preoccupato. Cos’è, una domanda a trabocchetto? Il generale Rapetto, fondatore del Gruppo Anticrimine Tecnologico della Guardia di Finanza, sembra godersela, e quindi forse c’è da temere. Ma la tensione si scioglie subito.
“Bene, nessuno alza la mano, allora vuol dire che scaricate tutti. Allora state bene in salute”. Risate.
Tra gli incontri fatti fino ad ora, quello di Torino è quello più movimentato.
Se il confine tra il lecito e l’illecito non sempre è chiaro quando si tratta di web, l’oscurità e la confusione salgono abbondantemente di livello quando si tratta di download illegale, diritti d’autore e proprietà intellettuale.
“Ma vale di più scaricare gratis!” esclama una ragazza esprimendo con coraggio il sentimento inconfessabile di buona parte della platea.
Con il suo stile passionale e diretto Mara Maionchi tenta inutilmente di spiegare che i download illegali stanno divorando la produzione discografica, e che scaricare un cd senza pagarlo è come rubare un maglione in un negozio solo perché ci piace e lo vogliamo indossare. I ragazzi sono convinti solo a metà.
“Ma non può essere proprio come rubare se uno scarica da siti appositi!” dice un’altra ragazza.
“E lo streaming? E’ illegale o no?” chiede una mamma che vuole capire come stanno le cose prima di spiegare al figlio cosa può o non può fare.
Rapetto risponde a tutti. I siti da cui si scarica sono illegali, i file scaricati sono tracciabili,e anche quando vediamo un film in streaming compiamo un’azione illegale, anche se temporanea. E non si tratta mai di “uso personale” perché ogni volta che abbiamo un file sul nostro computer diventiamo inconsapevolmente non solo fruitori ma anche ridistributori di quel prodotto.
Man mano che la discussione procede, che le domande incalzano, sembra di assistere ad una sorta di risveglio. Possibile che quei comportamenti che riteniamo così normali, quotidiani, condivisi, siano proibiti dalla legge? Il cambiamento di rotta necessario è davvero più profondo di quello che potrebbe sembrare ad un primo sguardo. Lo spiega bene Rapetto quando dice che con l’avvento della Rete siamo tutti entrati in una nuova dimensione, e che mettere dei freni o dei paletti a qualcosa che per sua natura è anarchico è molto difficile. La legge rincorre il web cercando di regolare e stilare norme di condotta in base alle effrazioni commesse, per scongiurare pericoli maggiori. E tutto cambia, inevitabilmente. L’approccio di condivisione e libertà della rete ha di fatto influenzato le case di produzione che hanno cominciato a permettere di scaricare legalmente dischi e film, e probabilmente in futuro vedremo ancora scendere i prezzi. E ha influenzato soprattutto l’approccio dei ragazzi alla fruizione. Lo dimostra la loro scelta tra i possibili finali del film della scuola Holden. Se genitori e professori propendono per una soluzione più tradizionale, in cui è ancora il discografico a sostenere la neo band, i ragazzi scelgono il finale DIY, in cui i ragazzi si autoproducono la musica e la fanno circolare sul web.
Di fronte ad un tale mutamento di visione, è chiaro che le posizioni arroccate non pagano. Finirebbero per perderci tutti.
E’ solo venendosi incontro, trovando strade nuove, nuovi approcci, che il web riuscirà a mantenersi in equilibrio tra le esigenze di libertà e legalità.
Lo hanno capito prima di tutti proprio i pirati informatici. Alcuni di loro, riunitisi addirittura in un partito, con rappresentanze in diversi paesi europei, propongono, tra le altre cose, di limitare i download di opere recenti. Il diritto d’autore deve proteggere gli artisti almeno per i 5 anni, poi l’opera può diventare gratuita per garantire una diffusione democratica della cultura. Non c’è che dire, se anche i pirati sentono l’esigenza di avere delle regole, fermiamoci a pensare almeno per un attimo che i nostri comportamenti sul web sono il frutto di scelte importanti.
E noi , da che parte vogliamo stare?