Spagna, olè!

Ecco la filastrocca scioglilingua di Beppe (22 ottobre 2002).

Com’è bello andare in Spagna!
La tortilla, la paella
e la spiaggia di Marbella…
l’appetito ci guadagna!

Il problema è sol la lingua.
Pare un veneto dialetto,
però occòr che si distingua,
pur se par, non sempre è detto

che se la parola è uguale
anche il senso sia lo stesso.
Se non vuoi figurar male
non tentare il compromesso.

Chè mia figlia dodicenne
chiese un giorno, in un sussurro
per condir di pasta penne:
“Puede darme un pel di burro?”

Manolito, il cameriere
fè uno sguardo allucinato
però, ligio al suo dovere,
un pel d’asino ha portato.

Ci spiegò un vicin di tavola
“Vede, il burro in castigliano”
(per davver, non è una favola)
“vuol dir ciuco in italiano”.

Pur se più nessun le bada
la mia ingenua pargoletta
dice: “Mucho embarazàda.”
ma per nostra gran disdetta

pure qui c’è un qui pro quo
chè, se il suono è famigliare,
vuol dir “Presto un figlio avrò”
in ‘sta lingua d’oltremare!

Dico allor ch’andando in Spagna
non si cada in tentazione:
s’ognun parla come magna
farà sempre un figurone.

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