Di schietta schiatta un conte un dì schiattò

Ecco la filastrocca di Beppe (19 novembre 2002).

Di schietta schiatta un conte un dì schiattò.
Fu d’uno scatto d’ira quel lo scotto
chè, come trapassato da uno stocco,
il cuore n’ebbe una fitta e s’arrestò.

Pietro, del Paradiso sulla porta,
come giunger lo vide dichiarò:
“Per chi, Vostra eccellenza, si comporta
nel mondo come voi, posto non ho.”

Non fosse stato ch’era già defunto
avrebbe avuto il conte un nuovo infarto;
tirò un sospiro e disse, assai compunto:
“Se qui non mi volete, me ne parto.

Però, non fo per dir, mi par l’Eterno
con noi, di schietta schiatta, esagerato
si mostri, un picciol scatto con l’Inferno
a punir chi nel mondo fu onorato.

Non voglio far question proprio quassù
ma parmi d’aver letto, per esempio,
persin di Dio il Figliolo, il buon Gesù
alquanto strapazzò mercanti in tempio”.

Rise San Pietro e disse.” A parer mio,
un tale paragon non citerei.
Peccarono i mercanti contr’a Dio
mica contr’ad un conte come lei!

Vogliamo ricordar com’è ch’è andata
la faccenda che v’ha portato qua?
Fu per mancanza d’una scappellata,
perché non vi chiamarono Maestà!

La rabbia vi stroncò chè vanitoso
lo siete sempre stato così tanto
che in vita non trovaste mai riposo
tanto di nobiltà menaste vanto.

Ma, lo vogliamo dir?, fu solo inganno.
Altro che conte! Sotto un ponte nato
voi foste e proprio questo è che condanno:
l’aver vostri natali rinnegato.

Fu schietta schiatta, inver, la vostra vera.
Povera gente ma sincera e onesta
ch’abbandonaste per seguir chimera
credendovi Mosè dentr’alla cesta.

Il titol ch’esibiste fu comprato
e questa cosa vi va poco onore.
S’aveste vostra nascita accettato
nobile ora sareste dentro al cuore.

E questo conta, Conte, non contante.
Non lo capiste giù, ma capirete.
E’ il Purgatorio un ottimo insegnante
per chi ha avuto d’inchini troppa sete.”

Andrà così? Non so. Bell’è pensarlo.
E’ forse solo un’altra favoletta
ch’ho scritto per zittire un poco il tarlo
che mi rode a veder quanti oggi alletta

aver di tutto troppo e sol mostrare
quel che non siamo, quel che non sappiamo,
gettando il nostro tempo ad ammucchiare
ricchezze che di là poi non portiamo,

vivere e poi morir solo di spocchia.
Decisamente è meglio altra parrocchia!

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