L’Orco Vegetariano

Se vi piace questa fiaba, dovete ringraziare l'autrice del testo Rosella Rapa (19 maggio 2005).

“Se non mangi tutta la pappa, chiamo l’Orco cattivo che ti porti via !!!!!”
tuonò la mamma di Romeo, sempre più arrabbiata. Il piccolo si coprì il faccino con le mani, poi cominciò a sputacchiare pappa tutt’ingiro; la mamma, sempre più irritata cercò di cacciargli in bocca con la forza un cucchiaino di pappa, e “bleah”, il risultato fu un bel vomitino di tutta la pappa faticosamente ingurgitata. La mamma urlò, Romeo urlò, la mamma pianse, Romeo pianse; ed in quel pandemonio fu quasi un miracolo sentire il trillo del campanello: Romeo si sentì salvo; erano arrivate Rebecca e la sua mamma.
“Andiamo a prendere il gelato?” suggerì la mamma di Rebecca, ma la povera mammina di Romeo non se la sentiva proprio, e per quella volta fu lei a dover essere consolata con tante pacchine sulle spalle, mentre i lacrimoni scendevano giù per le guance.
“Non dovresti essere così cattivo con la tua mamma” spiegò Rebecca a Romeo, con tante botte delle manine aperte sul braccio del piccolo amico.
“Lo so!” frignò Romeo, “Ma non ho fame! Ho troppa paura dell’Orco Cattivo, e non riesco a dormire, cerco di stare sveglio per non entrare nel paese delle fiabe, perchè sono sicuro che lui è lì che mi aspetta! E’così faticoso stare svegli che non ho nemmeno più fame, come faccio a finire la pappa?”
“Eh, insomma!” Lo sgridò Rebecca tirandogli affettuosamente i capelli. Romeo frignava sempre. “La mia mamma non mi ha raccontato nulla di Orchi così pericolosi, e io nel paese delle fiabe non ne ho mai incontrati. Perchè non vieni con me questa notte?”
“Ho troppa paura!” singhiozzò Romeo, mentre Rebecca per fargli coraggio provava a convincerlo a giocare con un orsetto sbattendoglielo allegramente sulla testa. Romeo non si convinceva.
“Ho un’idea!” disse finalmente Rebecca. “Portiamoci nel paese delle fiabe un pò della mia pappa. La mia mamma dice sempre che è la pappa più buona del mondo, ed io ci credo, perchè la mangio sempre tutta : sono sicura che se l’Orco l’assaggia vorrà mangiare solo più quella, e non si occuperà più di noi bambini”
“Si può davvero?” continuò a dubitare Romeo.
“Ma siiii!!!” urlò Rebecca rotolando addosso a Romeo, che provò a dire qualcosa, ma: “Oh santo cielo!!” urlarono in coro le mamme, e tutto finì.
Quella sera, quando i grandi furono ben bene addormentati, Rebecca aprì piano piano la porticina del paese delle fiabe, che aveva comoda vicino all’angolo del lettino; ma anzichè andare subito dai suoi amici folletti per giocare a nascondino tra i fiori giganti, s’infilò dietro un cespuglio ed aprì una finestrina subito sopra la culla di Romeo.
“E non piangere sempre!” Lo sgridò. “Addormentati subito, che ti sto aspettando!”
Romeo veramente aveva ancora un bel pò di paura, ma Rebecca era così insistente, che si lasciò convincere. Appena addormentato salì su dalla finestra, ed insieme i bimbi si sedettero dietro al cespuglio.
“Ho fatto tutto come fa la mia mamma” spiegò orgogliosamente Rebecca mostrando un cestino pieno di vasetti colorati. “Ho la carne , la pastina, l’olio … tutto pronto per fare la pappa, come quando la mia mamma mi porta in viaggio.”
Romeo guardò ammirato: erano così belli e colorati, quei vasetti, tutti tondi e lucenti, che veniva proprio voglia di mangiarseli. Ma pensò subito che erano per tener buono l’Orco, e resistette alla tentazione.
“Adesso dobbiamo trovare l’Orco. “Decise Rebecca, che aveva molto buon senso.
” Chiediamo alle fate, perchè dei folletti non ci si può mica fidare”
Poco lontano le fate cantavano e danzavano, tutte leggere e graziose nei loro vestiti di velo colorati come le ali delle farfalle.
“Scusate,” chiese educatamente Rebecca, come aveva imparato dalla mamma, “Sapete dirmi dove posso trovare l’Orco Cattivo?”
“Ahhhh!!!!” urlarono le fate, e in batter d’occhio sparirono tutte, niente affatto leggiadre.
“Ma cosa gli è preso?” si stupì Romeo.
“Non sono state per niente educate!” S’arrabbiò Rebecca. “Lo dirò alla mia mamma”
“Proviamo a chiedere allo gnomo” suggerì Romeo.
Lo gnomo era un ometto basso, con una lunga barba bianca e un cappellino colorato. Squadrò i bambini con aria truce e chiese bruscamente perchè cercassero proprio l’Orco.
“Vorremmo fargli assaggiare la nostra pappa” cominciò a spiegare Rebecca, “perchè la mamma di Romeo….”
“Le vostre storie non m’interessano” sbraitò l’omino “Se volete andare a ficcarvi nei guai, seguite la strada rossa oltre le quattro colline gemelle : lassù c’è il castello dell’Orco”.
Gli occhietti di Rebecca presero un’aria di tempesta, mentre le guancine si gonfiarono come due nubi da temporale…
“Grazie, signor Gnomo” fece Romeo in fretta, tirando per la manica la piccola amica, ma l’ometto s’inviperì ancor di più.
“Sono un Nano io, non uno gnomo, razza d’ignoranti!”
“Sai cosa sei?” ruggì Rebecca “Un gran maleducato, rompiscatole, birbante e poi anche…”
Ma l’omino non seppe mai cos’era, perchè Romeo preferì filarsela, trascinandosi dietro Rebecca che brontolava come una belva di pezza.
“Ma qual è la differenza fra uno gnomo e un nano?” le chiese Romeo quando si fu un pò calmata.
“Non lo so ancora.” si scusò lei “La mamma non me l’ha ancora spiegato, e dei folletti non c’è da fidarsi.”
“Però la strada è molto bella.” Commentò Romeo per distrarla.
La strada rossa era proprio bella: correva su e giù tra i monticelli verdi di alberi e cespugli, carichi di palline colorate e di campanellini d’oro e d’argento, che tintinnavano al soffio del vento, suonando ninne-nanne alternate a musichette rock. Le colline gemelle erano tonde come tazzotte rovesciate, e sulle quattro cime si vedevano già le torri del castello dell’Orco.
“Fermiamoci un momento.” suggerì Romeo, a cui era tornata un pò di fifa. “E facciamo una merendina.”
“Povera me!” gemette Rebecca “Non ho portato neanche un biscotto per noi, solo la pappa per l’Orco.”
“Sediamoci e basta.” insistette Romeo, che non aveva affatto fame: era solo una scusa per non andare più avanti; ma Rebecca ormai voleva la sua merendina.
“Assaggiamo un pochino di manzo.” propose. “La mamma non lo mette mai tutto nella pappa, e l’Orco non si accorgerà se ne togliamo solo un cucchiaino.”
“Va bene.” acconsentì Romeo, tanto per stare fermo.
“Che buono!!!” Rebecca si leccò le labbra, poi ne offrì a Romeo, perchè era una bambina per bene, e generosa. Romeo restò perplesso, ma tanto per fermarsi ancora un poco, ne assaggiò la punta d’un cucchiaino.
“E’buono davvero!” esclamò stupito.
“A me piace tanto!” rincarò Rebecca, e cucchiaino dopo cucchiaino, il vasetto di manzo fu finito. Solo allora i bambini si accorsero del guaio che avevano combinato.
“Che grulli che siamo stati ! Ora come faremo con l’Orco?”
Rebecca parlava tale e quale la sua mamma. “Torniamo indietro.” disse subito Romeo, ma non aveva fatto i conti con la testardaggine dell’amichetta.
“Niente affatto. Possiamo fare la pappa anche con il formaggino, e di quello ce n’è ancora tanto.”
“Va bene.” sospirò il bimbo, e cercò di camminare più piano che poteva, ma arrivarono al castello dell’orco anche troppo presto. Era un castello come si deve, con le quatrro torri grandi, le mura con i merli quadrati e un grandissimo portone circondato da torricine con i tetti a punta, e sopra ogni tettuccio sventolava una bandierina colorata. Anche le torri grandi avevano delle bandiere, molto più larghe, con sopra disegnati la luna, il sole le stelle, e una palla con un anello intorno che i bambini non avevano mai visto. Rebecca si sentì un pò timida davanti a quella porta così bella, ma ormai aveva fatto tanta fatica che di tornare indietro non ne aveva più voglia, e bussò pian pianino. Nessuno rispose.
“Forse non è in casa.” osservò speranzoso Romeo.
“Forse non ha sentito” s’intestardì Rebecca, e bussò più forte. La testa del leone di bronzo si mosse.
“Chi è?”
“Siamo Rebecca e Romeo” risposero i bambini.
“Chi, o che cosa desiderate?”
“Vorremmo vedere il signor Orco, per fargli assaggiare la nostra pappa.”
“Prego, entrate.”
La grande porta si aprì, lasciando vedere un lungo, lunghissimo corridoio.
“Grazie, signor Leone.” rispose Rebecca, pensando che era l’abitante fatato più perbene che avessero incontrato quel giorno. Ma i bambini fecero appena in tempo a guardarsi attorno che si udì un rumore spaventevole, e finalmente l’Orco si fece vedere: era brutto, ma così brutto che solo a raccontarlo metterebbe paura. Aveva i capelli verdi gialli, spettinati come se non sapesse cos’era una spazzola; la faccia era nera e tutta rugosa, e quattro denti puntuti s’incrociavano sulla bocca. Le braccia erano pelose, e le unghie di mani e piedi erano nere e dure come punte di forbice. Non aveva le scarpe, ma non fu quest’ultima cosa a preoccupare i bambini, perchè anche loro erano scalzi.
“Chi viene a disturbarmi mentre riposo?” brontolò l’Orco, e la sua voce era molto peggio del tuono quando il temporale è vicino.
“Siamo Rebecca e Romeo” risposero i due piccini stringendosi tutti tremanti,
“Siamo bambini venuti dal Mondo di Fuori.”
“Questo lo vedo da me ! “osservò l’Orco con cipiglio feroce. “Cosa vengono a fare dei bambini della Terra, nel mio castello incantato ? –
Rebecca raccolse tutto il suo coraggio, come il giorno che aveva dovuto lasciare il caldo pancino della mamma per uscire nel mondo di Fuori.
“Ecco… veramente, se non è troppo disturbo… vorremmo farle assaggiare un pò della nostra pappa.”
“E cosa c’è mai nella vostra pappa?” domandò l’Orco con il suo vocione sempre più forte “Forse dell’abbacchio arrosto? Forse del cinghiale allo spiedo? O dei cervi in salmì?”
“Veramente no.” rispose Rebecca tutta timida, che non aveva mai sentito parlare di quelle cose. ” Abbiamo pastina, formaggino, passato di verdure, olio di oliva e parmigiano.”
“E cosa viene fuori con quella roba lì?” fece l’Orco.
“La pappa più buona del mondo!” rispose Romeo. “La mamma di Rebecca gliela prepara sempre, e siamo sicuri che sia proprio una meraviglia?”
“Così la tua mamma sa cucinare la pappa più buona del mondo, eh?” s’incuriosì l’Orco fissando Rebecca, che, per la verità, non era più così fiduciosa nelle capacità della sua pur bravissima mamma. “Allora prova a cucinarla per me”
“Serve un pò di fuoco… ” cominciò Rebecca. Neanche il tempo per dirlo, e dagli occhi dell’Orco saettarono due fulmini che accesero un enorme fuoco sul quale restava sospeso un gigantesco paiolo senza nessun appoggio.
“Un po’più piccolo…” osò chiedere Rebecca, e subito quel terribile vulcano si trasformò in un pentolino giusto giusto per cucinarvi la pappa. Rebecca preparò tutto coscienziosamente, come aveva visto fare dalla mamma: le verdure da una parte, il formaggino sciolto appena da essere morbido, la minestrina con olio e parmigiano, del più buono. Venne un piattino così bello che faceva venir fame solo a vederlo, ed il profumo delle verdure si mescolava così bene con quello della pastina condita che sembravano nati apposta per sposarsi e stare sempre insieme. L’Orco, diffidente, assaggiò appena infilando il cucchiaino tra i quattro dentoni senza nemmeno aprire la bocca; poi, sempre con la stessa aria perplessa provò con un altro, poi un’altro, e un altro ancora… e senza quasi accorgersene, la pappa era finita !
“Ah, che meraviglia!” Dichiarò l’Orco soddisfatto, posando il cucchiaino. “E’veramente la pappa più buona del mondo! Ma come mai voi bambini siete stati così gentili da venire fin dal mondo di fuori per portarmela?”
“Ecco, si, noi abbiamo pensato … ” I piccini farfugliarono un pò nella risposta, poi Rebecca prese fiato. ” Abbiamo pensato di fargliela assaggiare, perchè se le piace, signor Orco, non avrà più bisogno di mangiare i bambini cattivi.”
“Chi dice che mangio i bambini?” urlò l’Orco con il vocione ridiventato improvvisamente paggio d’un tuono a ferragosto “Sono le mamme e le nonne bugiarde, non è vero? Quelle che tirano il collo alle galline, e scuoiano i conigli, e fanno a pezzi gli agnellini appena nati! Poveri, piccoli teneri agnellini. Morbidi e bianchi, che fine orribile!”
E qui l’Orco s’impessionò a tal punto che si mise a singhiozzare disperato, tanto che i bambini dovettero fargli coraggio.
“Le nostre mamme non sono così!” proclamò Rebecca.
“E neanche le nonne.” precisò Romeo.
“Loro comprano solo vasetti già pronti.” cercò di spiegare Rebecca. “Mamma dice che vengono dagli “allevamenti”. Non so bene cosa siano, ma devono essere dei posti con tante piantine dove crescono tutte le cose buone che servono per fare la pappa.”
“Crescono i vasetti già pronti?” domandò l’Orco tirando su col naso.
“Non mi pare!” Rebecca si grattò il nasino. “Io ho visto solo le piante di mele e pere, ed erano fuori del vasetto di vetro. Poi la mamma ha fatto molto rumore, e dopo , ecco lì, mi ha dato una buonissima merenda.”
“Che strane cose succedono nel mondo di fuori.” l’Orco sembrava perplesso.
“Dev’essere molto cambiato dall’ultima volta che l’ho visto. Magari verrò a fare un giretto, una di queste notti.”
“Accidenti, dobbiamo tornare a casa!” si ricordò improvvisamente Romeo. “Non sono mai stato via così tanto.”
Ma l’Orco era così contento che non voleva più lasciarli andar via: ciao qui, ciao la, e un cestino di campanelle, e i saluti per la mamma; insomma quando finalmente li riaccompagnò fino alla porticina, nel Mondo di Fuori il sole era già alto.

“Romeo ha dormito tutta la notte, e ha mangiato tutta la colazione “esultò la sua mamma raggiante.
“Anche Rebecca.” proclamò soddisfatta la mamma di lei. “Su piccoli, è ora della pappa.”
“Se non la mangi tutta, verrà a prenderti l’Orco cattivo!” s’agitò subito la povera mamma di Romeo. Ma l’altra mamma rise e prese in braccio il bambino.
“Ma cosa vuoi che mangi qui: è tutto pelle ed ossa questo briciolino. E poi, l’Orco è vegetariano.”
E Rebecca rise.

Uso e dosi
– dall’inizio dello svezzamento all’età scolare
– iniziare con poche frasi durante i pasti, e proseguire aumentando progressivamente fino al termine. In casi disperati somministrare doppia razione

Controindicazioni
– Obesità

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