Bruchi e bachi (e buchi e ciuchi)

Ecco la filastrocca di Beppe (19 ottobre 2005).

Con del legno di sambuco
una barca si fa un bruco
e la vara con l’intento
di salpar per Timbuctù.

Ma non sa che nel sambuco
scavò un baco, bieco, un buco
e nel mare un miglio a stento
fa la barca e poi: “Glu-glu!”

Dalla riva vede un ciuco
naufragare il baco e il bruco
e per trarli a salvamento
dentro l’acqua salta giù.

D’ira ‘briàco al baco il bruco:
“In polpette ti riduco!”
strilla intanto pel tormento
del vascel colato giù.

Lentamente nuota il ciuco;
bieco baco e ‘briàco bruco
impegnati nel cimento
vanno urlando sempre più.

“Or se in salvo li conduco”
pensa il ciuco “baco e bruco
mi fan sordo, me lo sento.
Torno indietro e fo Cucù”.

Fa inversione il savio ciuco
e a dibattere sul buco
bruco e baco, a sfinimento,
lascia al Giudice Lassù.

La moral, se c’è, l’ignoro
(son questioni, alla fin, loro).
Buca il baco per natura,
cercò il bruco l’avventura.

E chi poi, nel mar sommerso,
litigar soltanto ha caro,
che salvarlo è tempo perso
lo capisce anche un somaro.

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