Cra Cra e Cri Cri

Ecco la fiaba di Zia Mariù (10 maggio 2006)

Sulle rive di un piccolo stagno, tra gigli d’acqua profumati e pesciolini, viveva una famiglia di rospetti verdi.
Tutte le estati, al calar del sole, si radunavano con alcuni amici sopra le ninfée dello stagno e salutavano la tonda luna cullati dall’acqua, che la lieve brezza faceva muovere tranquilla verso la palude.
Tutti insieme cominciavano il loro concertino.
“Cra-cra, cra-cra, cro-cro, cro-cro”.
Poi, una bella sera, si unì alla loro musichetta un “cri-cri – cri-cri”.
I rospi incuriositi ascoltavano i loro gorgheggi e poi lo strano suono che gli si aggiungeva.
Sttt!!!…….tutti zitti!!!disse il babbo rospo.
Questa strana eco!! Aggiunse in un concitato bisbiglio.
“Ma che strana voce ha mai questo rospetto, ma che voce striminzita!” e presero tutti a ridere e sghignazzare.
Il babbo rospo, indispettito invece dal dolce suono, aggiunse: “Chi osa disturbare il nostro concertino?”.
Ma tutto intorno, silenzio.
E poi di nuovo… cri-cri, cri-cri, cri-cri.
Incominciarono allora a fare salti per vedere chi fosse il loro simile, ma… tra le foglie, sopra un’esile cannuccia, videro un piccolo grillo.
Il babbo rospo fece un balzo verso la piccola creatura, tirò fuori la lingua e se lo mangiò.
Tutto contento comincio a saltare sulle foglie scricchiolanti .
“Ora che l’ho mangiato potrò avere anche io il canto dolce e soave” pensò.
Ma all’improvviso, con un colpo di tosse, sputò fuori dalla vorace bocca l’esile grillo.
Il grilletto, tutto spettinato e zoppicante bofonchiò: “Ma che buio ragazzi dentro quella bocca…brrrrrr…che paura!”
“Come osi disturbare i nostri concertini …non ti accorgi come sei stonato ?” disse bugiardamente il babbo rospo.
“Io…io…io stavo cantando una serenata alla luna” aggiunse il grillo, però…però… lo dirò al mio amico gufo”, continuò con vece grave, cercando di far paura ai rospi.
“Ma se sei stonato come una campana, non cantare più … altrimenti ti mangiamo!!
“Replicarono i brutti animali verdi, non dandogli impor
tanza.
Il Grillo, allontanandosi, cominciò a piangere.
Decise allora che per sopravvivere doveva fare loro uno scherzetto. Il piccolo stagno confinava con un prato che in mezzo aveva un lungo tubo di ferro nero, sapeva che i rospi non avrebbero mai sorpassato quel limite per paura del gufo loro acerrimo nemico.
Ma lì nel prato, a difenderlo, di amici gufi, il piccolo grillo, non ne aveva nemmeno uno.
Una sera il simpatico canterino si mise all’imboccatura del tubo nero e cominciò a intonare la sua serenata alla luna e… cri-cri-cri-cri- con una vociona che rimbombava sullo stagno; i rospi intimoriti dal grosso suono, decisero di abbassare la loro voce e… di vivere in pace.

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