Gianni Semedimela

(versione Disney tratta da Johnny Appleseed)

Se vi piace questa fiaba, dovete ringraziare Laura (21 luglio 2006).

C’era una cosa che a Gianni piaceva fare più d’ogni altra, ed era quando riusciva a trovare un bel posticino assolato: allora si fermava, faceva un piccolo buco nella terra, e dentro vi seminava un seme di mela. Un seme che, Gianni lo sapeva bene, si sarebbe tramutato un giorno in un bellissimo albero di mele.
Così Gianni trascorreva il suo tempo, facendo buchetti nel terreno e piantandovi semini di mele e poi facendo nuovi buchetti e seminando altri semi, finché l’intera campagna attorno alla sua casa non fu costellata di giovani meli.
– Chissà cosa farò quando non ci sarà più nemmeno un pezzettino di terra in cui seminare le mie mele? – chiedeva Gianni ai piccoli animali della fattoria, suoi amici.
Un giorno, mentre camminava lungo la strada in cerca di un ennesimo posticino assolato in cui piantare almeno un altro alberello, Gianni udì il suono di una canzoncina che si avvicinava sempre di più:

“Vieni con noi, con noi nel West,
Non star lì come un palo!
Salta su un carro che va nel West,
O resterai da solo!”

E proprio sotto gli occhi di Gianni ecco sfilare lungo la strada una lunghissima carovana fatta di tanti carri coperti trainati da grossi buoi. Davanti a ciascun carro camminava un uomo alto e nerboruto, vestito di pelli di daino e con un grande fucile ad armacollo: era un pioniere!
E con i pionieri viaggiavano le loro famiglie, dirette nelle terre dello sconfinato West, dove avrebbero costruito le loro case.
– Forza ragazzo, vieni con noi! – gridarono i pionieri rivolti a Gianni quando lo videro sul ciglio della strada. – Vieni con noi nel West, ragazzo. Avanti, forza, vieni!
– Ma io non potrò mai diventare un pioniere! – esclamò Gianni. – Io non sono alto e forzuto. Non sarei neppure capace di abbattere un albero per farne un capanno, né di preparare i campi per seminarvi il grano. Penso che non sarei di molto aiuto nel West!
Ma i pionieri non lo ascoltavano più. Continuavano imperterriti, cantando, la loro marcia verso il West e ben presto anche l’ultimo dei loro carrozzoni scomparve in fondo alla strada.
Solo le ultime parole della loro canzoncina risuonarono alle orecchie di Gianni:

… o resterai da solo!

“Piacerebbe anche a me andare verso il West!” si disse Gianni.
– E perché non potresti, Gianni? – disse una vocina proprio dietro di lui. Era la voce del suo Angelo Custode. – Non tutti i pionieri sono dei taglialegna. Tu potresti essere un pioniere di quelli che seminano mele. Ovunque ci siano case, la gente avrà presto bisogno di alberi di mele. Perché vedi, Gianni: pensa solo un istante a quello che si può fare con le mele: mele fritte, mele cotte, mele rosse zuccherine, mele al forno, stuzzicanti, sì, ce n’è per tutti quanti. Non ti paiono divine?
– Dai retta a me, Gianni, tu nel West sei necessario! Hai una missione da compiere, Gianni Semedimela!
– Ma io non possiedo un carro coperto – disse Gianni. – E non ho neppure un coltello, né un fucile!
– Sciocchezze – fece l’Angelo Custode. – Tutto quello che ti occorrerà sarà un pentolino in cui cucinare e una piccola scorta di semi di mele… e, naturalmente, dovrai avere una Bibbia per meditare!
– Fantastico! – esclamò Gianni. – Io un pentolino ce l’ho. E anche la Bibbia e i semi delle mele. Posso anche partire subito. Vado al West oggi stesso, mio caro Angelo!
Naturalmente però, prima di partire, Gianni si fermo da tutti i suoi amici: gli animali della fattoria.
– Sono venuto a salutarvi – disse – perché siete stati dei cari amici per me. Sono certo che mi mancherete quando sarò laggiù, tutto solo.
Gli animali erano addolorati. Anch’essi sapevano che avrebbero sentito la mancanza di Gianni.
– Bene, addio! – egli disse alla fine e prese la strada che portava al West.
Il West, a quei tempi, era come una sola, immensa foresta: una foresta sterminata, folta, buia… un luogo proprio pauroso, insomma, per un ragazzo che viaggiasse solo, senza un coltello né un fucile.
Ma queste paure non sfiorarono neppure Gianni Semedimela che continuava a camminare lungo lo stretto sentiero nell’immensa foresta, cantando una allegra canzoncina e guardandosi bene attorno, sia a destra che a sinistra, per scovare qualche bel posticino assolato in cui seminare i suoi semi di mela.
No, Gianni non aveva davvero paura nella foresta. Però era solo: questo doveva ammetterlo. Erano giorni e giorni che non vedeva anima viva e soprattutto gli mancavano i suoi amici animali della fattoria.
Naturalmente però Gianni non era la sola anima viva che si trovasse nella foresta, anche se questa era proprio la sua sensazione. In realtà, invece, da ogni lato, dei piccoli occhi brillanti seguivano il suo cammino.
E mentre Gianni camminava, le piccole creature della foresta arzigogolavano su di lui. Perché, dovete sapere, gli animali non amavano l’Uomo. L’unico Uomo che essi conoscevano era il pioniere alto e nerboruto, colui che tagliava gli alberi per farne dei capanni, che radeva al suolo i boschetti per ricavarne dei campi, che uccideva gli animali selvatici per ottenerne cibo e pelli. E, ovviamente, tutto questo non garbava agli animali della foresta.
Così, mentre Gianni camminava tutto solo, essi si nascosero e stettero a guardarlo.
– Eppure non somiglia a tutti gli altri – sussurrò uno scoiattolo.
– Non è così alto, e non sembra così forte – disse un altro.
– Non ha un coltello, né un fucile – proseguì il leprotto più piccolino.
– E tuttavia è un Uomo – rammentò loro il cervo con la sua aria mite – perciò bisogna essere molto, ma molto prudenti.
E lo furono. Si limitarono solo a osservare Gianni che procedeva per il suo cammino e lo fecero nel silenzio più assoluto e con la massima cautela, finché il giovane uomo non ebbe finalmente raggiunto una piccola radura assolata, circondata da alberi annosi, e non si fu fermato soddisfatto.
– Ecco un bel posticino – disse Gianni. – Proprio adatto per piantarvi un melo.
E appoggiati per terra il suo pentolino, il libro della Bibbia e il fagottello con i semi delle mele, Gianni prese un bel bastoncino diritto che aveva trovato per terra.
– È proprio un bel bastoncino per fare i buchetti che mi servono – affermò.
Non così la pensarono gli animali che lo osservavano nascosti!
– Attenzione! – sussurrarono. – Pericolo! L’Uomo ha un fucile! Correte! Correte! Correte! Correte!
L’allarme diede il via ad un fuggi fuggi generale e tutti si rifugiarono nel folto della foresta, sparpagliandosi in ogni direzione.
Solo il più piccolo dei leprotti, nella sua fuga precipitosa, mise un piede in fallo e rimase intrappolato in una radice contorta. Squittì e si divincolò quanto più poté, ma non riuscì a liberarsi.
– Oh, poverino, che tristezza – gemettero gli altri animali appena lo seppero. E dai loro nascondigli nel folto della foresta, ritornarono cautamente verso la radura per vedere cosa sarebbe successo al leprottino più piccolo del gruppo.
– Chi va là? – chiedeva intanto Gianni Semedimela cui non era sfuggita la fuga precipitosa degli animali nel cuore della foresta.
– Come sarebbe bello se trovassi un amico! – esclamò nuovamente Gianni. E chiamò di nuovo; ma nessuno gli rispose.
Allora, aprendosi un varco tra gli arbusti con il suo lungo e diritto bastone, Gianni Semedimela si addentrò nella foresta. E lì, mentre tutti gli altri animali trattenevano il fiato pieni di spavento, Gianni trovò il più piccolo dei leprotti con la zampina imprigionata nella radice contorta.
– Allora? – fece Gianni teneramente. – Cosa ti capita, piccolino?
E con molta delicatezza liberò la zampina del più piccino dei leprotti dalla radice che lo imprigionava e lo lasciò andare.
Appena si sentì libero, il leprottino corse vero il folto della foresta.
– Come desidererei che tu non scappassi – gli gridò dietro Gianni Semedimela. – È così solitaria per me la foresta e io sarei così felice di esserti amico!
Il più piccolo dei leprotti non rispose, si limitò solo a fare un rapido dietro-front e a ritornare nel punto in cui Gianni si era fermato. Allora strofinò il suo morbido nasino contro il palmo della mano di Gianni e giocherellò con i propri baffi in modo tanto buffo e amichevole.
Gli altri animali erano sbalorditi.
– Ma allora quest’Uomo non è cattivo! È gentile e affettuoso! – si dissero.
Così, uno dopo l’altro, uscirono dai loro nascondigli e si raccolsero intorno a Gianni Semedimela che, poco dopo, poteva contare su una moltitudine di nuovi amici.
– Evviva! – rise Gianni, felice. – È così bello che mi pare di essere di nuovo nella mia cara fattoria!
E da quel giorno in poi Gianni Semedimela non fu più solo. Camminava attraverso il grande West e ovunque trovasse un posticino assolato in mezzo agli alberi della foresta, piantava il suo alberello di mele.
E mentre piantava cantava e ricantava un’allegra canzoncina:

“Mele fritte, mele cotte,
Mele rosse zuccherine,
Mele al forno, stuzzicanti,
Mele bianche, sopraffine.
Qui ce n’è per tutti quanti!
Non vi paiono divine?”

Con il passare degli anni, in tutto il vasto territorio, le fattorie si moltiplicarono e così gli uomini e le loro case. E in quasi tutti i frutteti che circondavano quelle case c’erano i meli che Gianni aveva piantato.
Dovunque Gianni era un ospite gradito che non mancava mai quando si trattava di inaugurare un granaio, di porre la prima pietra di una nuova fattoria, ovunque insomma la gente si radunasse per festeggiare in allegria qualche nuovo avvenimento.
Ma, tra un raduno e l’altro, Gianni procedeva nel suo cammino: c’era ancora tanta di quella terra nel West! Né mancavano i giorni in cui Gianni non scorgesse in lontananza neppure una casa, un carro, un pioniere.
Eppure egli non era solo in quei solitari boschi del West! Non era affatto solo, perché appena cominciava a cantare, ecco che dietro ai cespugli, dalle cime degli alberi, dagli anfratti più nascosti, sbucavano i mille animaletti della foresta.
– Eccolo! Questo è l’Uomo! – sussurravano. – Non porta né fucile né bastone ed è per noi un amico sincero!
E così, mentre il più piccolo dei leprotti gli zampettava accanto facendogli mille moine e strofinandogli il nasino morbido contro il palmo della mano, Gianni Semedimela non era più solo! Perché ogni creatura dell’intera, sterminata foresta adesso gli era amica.

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