La filastrocca di Pinocchio: 27 – In fuga
Testo di Gianni Rodari - Illustrazioni di Raul Verdini
Gli autori hanno pubblicato questo Pinocchio a puntate, tra il 1954 e il 1955, sul giornale per ragazzi "Pioniere". Questa divertente filastrocca non vuole essere altro che una fedele traduzione in immagini e poesia del famoso racconto collodiano. Una semplice interpretazione, un omaggio a Collodi (e in alcuni versi anche un omaggio al signor Bonaventura!).
"La filastrocca di Pinocchio" è disponibile in un volume di Einaudi Ragazzi
Leggiamo insieme: La Filastrocca di Pinocchio – Capitolo 27
Qui continua, aprite l’occhio,
l’avventura di Pinocchio
che dal mostro addormentato
guida in salvo il babbo amato.
Dopo più d’un ruzzolone
nella pancia del bestione
si ritorna per fortuna
a vedere un po’ di luna.
Ma ad un tratto, ch’è accaduto?
Il sor pesce ha uno starnuto
ed in terra col babbino
rotolar fa il burattino.
Per uscire in alto mare
l’alpinismo c’è da fare,
valicando arditamente
l’alta vetta d’ogni dente.
Sorpassata una catena
già li attende nuova pena,
chè gli squali han da natura
una doppia dentatura.
Sulle spalle del figliolo
sale alfine il legnaiolo
ed un tuffo porta – oplà –
l’uno e l’altro in libertà.
“Babbo caro, tieni stretto!”
dice il figlio al buon Geppetto,
e l’audace nuotatore
senza fare alcun rumore
con lo stile delle rane
nuota attorno al Pescecane:
“Dormi pure, ch’io son desto!
Non svegliarti tanto presto!”.
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