Ma tu ci credi a Babbo Natale?

Ecco la fiaba di Zia Mariù (25 settembre 2007).

Sono convinta che quando si avvicina Natale ogni bambino pensa se effettivamente Babbo Natale porterà a loro dei doni; qualcun altro invece si domanderà senz’altro se Babbo Natale i doni li porta per abitudine, oppure se li porta a tutti, oppure a chi non li ha mai avuti, a buoni e meno buoni, a simpatici, a belli, a carini, a grassi a magri, coi capelli lunghi o coi capelli corti, coi piedi grossi o con le orecchie a sventola, a chi ha il cane o a chi ha i pesciolini.
Ricordo tanto tempo fa che a un mio amico di nome Albertino, vista la sua età, a quel tempo aveva 12 anni, arrivò un regalo inaspettato.
Per Albertino quell’anno era trascorso tra tanti problemi: gli avevano rubato la bici, la sua fidanzatina si era innamorata di un altro, a Gigione il suo gatto, gli avevano bruciato la coda, il suo pallone si era bucato e a scuola andava così e così, grandi problemi più grandi di lui.
La sera della vigilia di Natale si trovava solo soletto nella sua camerina, steso sul letto con la testa tra le nuvole, quando sentì dei rumori provenire dal salotto.
Era tardi e tutti dormivano, tranne lui.
Suo fratellino Lillo dormiva nella stanzetta accanto alla sua.
Il piccolino a stento sapeva scendere dal letto ma aveva capito come fare.
Si attaccava alle coperte e con i pugni chiusi scivolava incerto fino a terra e contento sorrideva ed esultava per aver imparato una cosa nuova.
I loro genitori si erano addormentati con la televisione accesa e quando Albertino entrò nella grande camera in punta di piedi, il babbo era lì che dormiva a “panza in su” a bocca aperta e russava sonoramente, sua madre invece, che in quel periodo era ingrassata un po’, aveva la testa sotto il cuscino. Forse chissà, per non ascoltare la musica stonata che usciva dalle fauci del babbo.
Albertino si affacciò per le scale quando sentì che i rumori si erano spostati sul tetto. Corse incuriosito a piedi nudi per le scale strette che conducevano alla soffitta, impaurito scostò la tendina della finestra e con un occhio solo sbirciò sul terrazzo e cosa vide?
Sette renne e un somaro con le corna finte. Gli animali i cui nomi erano: Ballerina, Fulmine, Donnola, Freccia, Saltarello, Donato, Cupido e Asino Dariò, scalpitavano in mezzo a un alone di polvere dorata e magica.
Il somaro, come le renne aveva al collo delle briglie rosse e oro e degli zoccoli bianchissimi, freschi freschi di lucidatura.
Il bimbo uscì sul terrazzo e…ma ma ma cosa ci fa qui un asino? Domandò Albertino sorpreso.
Hiiiiòòòòòò, ragliò il somaro, una cosa imprevista hhiòòòò Cometa, la renna più anziana, si è fatta male ad una zampa e Babbo Natale ha dovuto portare me a consegnare i regali!
Ma che razza di corna hai in testa in mezzo a quegli orecchi lunghi? Domandò Albertino ridendo.
Hiòòòòò non prendermi in giro Albertino, sono stato costretto con la forza, io hiòòòòò ho anche paura di volare hhoiòòò!
Ma Babbo Natale doveva consegnare un regalo speciale e io hiò hiò hiò non mi potevo rifiutare di accompagnarlo.
Sì sì, ma cosa ci fate qui sopra il mio tetto, io sono grande e a Babbo Natale non ci credo più e il mio fratellino è ancora troppo piccolo per queste storie! Aggiunse in un fiato Albertino.
In quel mentre si avvicinò un vecchietto vestito di rosso con un pancione grosso così.
“Non credi più a Babbo Natale, e io chi sarei secondo te?”
Bofonchiò il nonnetto.
Imbarazzato Albertino tartagliò: “Sin da da da da piccolo pensavo che che che che i regali me li portassero i miei genitori e che che che che Babbo Natale fosse solo una invenzione dei dei dei grandi!”
He he he Babbo Natale si mise a ridere ahhh è così che la pensi?. E si mise a cercare dentro il suo sacco polveroso.
Ne tirò fuori per un’ala una cicogna, e aveva il becco lungo e giallo a cui teneva stretta una scatola infiocchettata di rosa.
HhhEeee trattami bene. Non lo vedi che mi spettini le piume!
Starnazzò l’uccello aggiustandosi le penne con una zampa.
E Babbo Natale: “Muoviti con quel pacchetto, Natale è vicino, rispetta le date perché tutti a Natale vogliono un regalo, vuoi arrivare tardi proprio te?”
Hai ragione Babbo, aggiunse la cicogna tutta pettinata e prese un libricino dalla borsa che aveva a tracolla.
“Ti ho scarrozzato anche troppo dal Polo Nord con la scusa che eri stanca, ora muoviti e porta quel regalo prima che sia tardi!” Le disse Babbo Natale.
La scatolina rosa era una bella scatolina che ogni tanto si faceva sentire, uè uè uè!
Sembrava…sembrava…ditelo voi che sembrava…
La cicogna si mise gli occhiali e cominciò con le lunghe zampe a sfogliare il libricino, doveva leggere dove e a chi doveva lasciare il pacchettino.
Poi cominciò a guardarsi intorno e disse: “Siamo arrivati Babbo Natale, l’indirizzo è proprio questo!” esclamò la cicogna convinta.
“Ne siete proprio sicuri?” Chiese sorpreso Albertino a Babbo Natale. “
“Noi non aspettiamo nessun regalo dalla cicogna”.
“Fammi leggere anche a me, quattro occhi vedono meglio di due” disse allora Babbo alla cicogna.
“Non ci sono dubbi, la cicogna ha proprio ragione, qualcuno ha ordinato questo pacchettino rosa a questo indirizzo e ha specificato proprio che venisse consegnato la vigilia di Natale!”
Nel frattempo le luci di casa cominciarono ad accendersi.
In casa il babbo sembrava agitato, quasi emozionato.
Arrivarono la nonna, la zia di Albertino e la levatrice. Intanto Lillo dormiva beato nel suo lettino.
Dal terrazzo Albertino si domandò cosa era tutto quel via vai di persone per casa.
Forse avevano sentito lo scalpitio delle renne sul tetto e si erano svegliati tutti.
Poi all’improvviso un pianto di un bambino.
Albertino Albertino, Lillo Lillo correte, venite a vedere cosa ci ha portato la mamma! Urlò felice il babbo chiamando i suoi bambini.
Albertino e Lillo si avvicinarono al letto della mamma e avvolta in una copertina trovarono una sorellina nuova.
Con la coda degli occhi Albertino vide nel cielo la slitta di Babbo Natale trainata dalle renne e dal somaro che ragliava dalla paura, erano tutti avvolti in una nuvola dorata di stelline e sopra il davanzale della finestra, la scatola aperta con il fiocco rosa sciolto; era la stessa scatola che aveva tenuto nel becco la cicogna, la guardò ma, per paura di non essere creduto, non ebbe il coraggio di dire al suo babbo chi veramente aveva portata quella bambina nuova.

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