Zoccolotenero
Questa tenera storia è stata scritta dalla nostra affezionata zia Mariù. (4 dicembre 2008).
Per Gemma, la giumenta della fattoria “Degli amici degli animali” sarebbe stato l’ultimo puledro.
Quella primavera fra tante difficoltà il veterinario aveva fatto nascere “Zoccolotenero”.
Il puledro, di colore rossiccio e pezzato di bianco aveva una stellina sulla fronte. Gemma cominciò da subito ad incitarlo a correre. Trotta trotta cavallino, sembrava dirgli tra nitriti e spinte. Sprrr…Sprrr.
Dopo aver corso nel grande recinto assolato, Zoccolotenero assetato, tirava il latte caldo dalla mamma, rifocillandosi.
La fattoria aveva tanti ospiti: tartarughe, uccelli, galline, oche e un pavone, cani e gatti.
Non era una fattoria normale, dove i contadini accudiscono gli animali come le mucche e i maiali.
La fattoria, diciamo, era un ricovero per animali rimasti soli o abbandonati. Là, alcuni volontari dal cuore d’oro, li accudivano. Se qualche persona ne faceva richiesta però, poteva portare via l’animale che più gli piaceva.
Otto e Marta, due cagnolini bastardini di taglia piccola, erano tra gli ospiti della fattoria. Marta aveva un occhio semichiuso dovuto ad un incidente, Otto invece, ultimo di una cucciolata prolifica, aveva la sola colpa di essere bruttino e per questo il padrone lo aveva lasciato alla fattoria. Non si capiva che sangue scorresse nelle loro vene, si vedeva solo che assomigliavano a delle volpine.
La sofferenza li aveva resi inseparabili. Erano nella fattoria da un anno e all’arrivo di Zoccolotenero, considerandolo un estraneo, cominciarono ad abbaiargli. Il puledro scalpitando e non sopportando il gran baccano che facevano i due cagnolini, si rifugiava accanto alla sua mamma strusciandosi a lei. Il tempo passava e alla fattoria degli amici degli animali tra l’abitudine, erano nate delle simpatie.
Tra Otto, Marta e Zoccolotenero, era nata un’amicizia.
Mentre il cavallino, sempre più sicuro sulle sue zampette correva nel recinto dietro la fattoria, i cagnolini stavano mezzi appisolati al sole a guardarlo mentre mamma Gemma gli insegnava a galoppare.
Un giorno però una bambina dalle trecce lunghe arrivò alla fattoria e chiese di portare via Marta.
I cagnolini fecero lo sbaglio di correrle in contro festosi. A Marta venne messo un elegante guinzaglio e tra lo sguardo malinconico ed inconsapevole di Otto, la bimba se la portò via.
Tutto cambiò per Otto, Zoccolotenero e Marta.
La cagnolina si era abituata, nei giorni che trascorrrevano con la nuova famiglia, a stare rannicchiata sopra una vecchia poltrona di vimini, con lo sguardo triste osservava i suoi nuovi padroni e gli correva incontro solo quando doveva mangiare.
Un giardino dall’alto recinto, niente vie di fuga. Solo malinconia.
Anche Gemma venne portata via. Il veterinario l’aveva presa come cavallo da traino per il suo calesse per le visite in campagna.
Zoccolotenero, divenuto autonomo, era un bel cavallino e sentì anche lui, come Otto per Marta, una gran nostalgia di Gemma, che avevano portato via sotto i suoi occhi supplichevoli.
Un giorno capitò a Marta una bella occasione. Il cancello della casa era rimasto aperto e lei, sotto gli occhi increduli della sua padroncina dalle trecce lunghe, non pensandoci due volte, fuggì. Percorse strade affollate, strade di campagna, un fiumiciattolo e un ponte, e dopo giorni di cammino tornò da Otto e Zoccolotenero, affamata e assetata.
I volontari non credevano ai loro occhi. Era riuscita a trovare la strada della fattoria.
Marta non fece altro che correre incontro ai suoi amici, abbaiando e scodinzolando e annusando Otto da tutte le parti. Zoccolotenero scosse la testa e nitrì dalla felicità, ma con lo sguardo fece capire a Marta che anche Gemma era stata portata via.
Passarono i giorni e il veterinario tornò alla fattoria, lasciando Gemma nell’aia, lontano dal recinto di Zoccolotenero. Però Otto e Marta la riconobbero. Un gran sprrrr…sprrr… si sentì oltre la la fattoria e Zoccolotenero riconobbe la voce di Gemma. Cominciò a scalpitare, a scavare con la zampa a
girare intorno al recinto animatamente e poi: ooopppp un salto e, corse incontro alla sua mamma. Le si avvicinò e …sprrr…sprrrrrr… piano piano un morsetto sul collo, sembrò la baciasse teneramente. Intanto il veterianario salì sul calesse e Gemma scosse la criniera allontanando le mosche e…iiiiiiihhhhhihhhhh trottando li salutò.