Il farfallone

Hans Christian Andersen

Questo testo è stato inserito da: Chiara. (22 dicembre 2008).

Il farfallone voleva una fidanzata, che ovviamente doveva essere un grazioso fiorellino. Guardò tutti i fiori, ognuno se ne stava tranquillo e piegato sul suo stelo, come una signorina deve stare quando ancora non è fidanzata; ma ce n’erano tanti tra cui scegliere, era difficile, e il farfallone non aveva voglia di stare a cercare; sicché volò dalla margheritina. I francesi la chiamano Marguerite, e sanno che sa prevederti il futuro, come fa quando gli innamorati le staccano un petalo dopo l’altro chiedendo: “M’ama, non m’ama, di cuore, con dolore, mi ama molto, mi ama poco?” o cose simili. Ognuno chiede nella sua lingua. Anche il farfallone arrivò per domandarle qualcosa, non le staccò i petali, ma li baciò uno a uno pensando che con la gentilezza si ottiene di più. “Dolce margheritina Marguerite!” disse, “lei è la donna più intelligente di tutti i fiori! Lei sa prevedere il futuro! Mi dica, la troverò oppure no? E chi sarà? Appena lo saprò, andrò direttamente da lei a chiederle la mano!”. Ma Marguerite non rispose per niente. Non le piaceva essere chiamata donna, perché era una signorina, e dunque non era una donna. Lui fece le stesse domande una seconda e una terza volta, ma non riuscendo a ottenere neppure una parola da lei, non ebbe più voglia di chiedere ancora, e se ne andò via a cercarsi la fidanzata da sé. Si era all’inizio della primavera, era pieno di crochi e di bucaneve. “Sono bellissime!” esclamò il farfallone, “sembrano graziose cresimande, ma un po’ insipide”. Come tutti i giovani, lui aveva preferenza per le ragazze un po’ più mature. Allora volò dagli anemoni, ma erano un po’ troppo acidi, le violette troppo romantiche, i tulipani troppo pomposi, le giunchiglie troppo borghesi, i fiori di tiglio troppo piccoli e poi con una famiglia troppo numerosa; i fiori di melo sembravano proprio delle rose, ma un giorno c’erano e il giorno dopo erano già caduti, secondo come soffiava il vento, e quello sarebbe stato un matrimonio troppo breve a suo avviso. Il fiore del pisello era quello che piaceva di più, era rosso e bianco, tenero e sottile, proprio come quelle ragazze di casa che sono graziose e pure brave in cucina. Stava per chiedere la sua mano, quando vide proprio lì vicino un baccello con un fiore appassito in cima. “Che cos’è?” chiese. “Mia sorella” rispose il fiore di pisello. “Ah, col tempo anche lei sarà così!” e, spaventato, il farfallone se ne volò via. I caprifogli pendevano dalle siepi, erano tante signorine con il viso lungo e la pelle gialla, proprio di quelle che non gli piacevano. Già, ma che cosa gli piaceva? Chiedeteglielo un po’! La primavera passò. Anche l’estate passò e poi l’autunno; lui si trovava sempre allo stesso punto. I fiori misero i loro vestiti più belli, ma a che cosa serviva, adesso che non c’era più la fresca e profumata gioventù? Con la vecchiaia si fa sempre meno caso al profumo, e poi non è detto che le peonie o la malvarosa abbiano un profumo particolare. Così il farfallone andò dalla menta. “Non ha un fiore, ma è come se fosse un fiore solo, profuma dalla testa ai piedi, ha il profumo dei fiori in ogni sua foglia. Scelgo questa!”. E le chiese la mano. Ma la menta rimase ferma e tranquilla e alla fine disse: “Amicizia, ma niente di più! Io sono vecchia e anche lei è vecchio! Potremmo vivere tranquillamente uno per l’altro senza sposarci. Non rendiamoci ridicoli alla nostra età!”. E il farfallone non sposò nessuno. Aveva cercato per troppo tempo, e questo non si deve fare. Diventò uno scapolone, come suol dirsi. Alla fine dell’autunno si mise a piovere e venne la nebbia, il vento soffiava freddo nella schiena dei vecchi salici, e li faceva scricchiolare. Non era per niente bello volare per la campagna coi vestiti dell’estate: l’entusiasmo si raffredda, come suol dirsi. Ma il farfallone non volò fuori, era entrato per caso in una porta dove c’era del fuoco in una stufa, c’era caldo come d’estate, lì si poteva vivere, ma “vivere non basta” disse, “il sole, la libertà, e un fiorellino bisognerebbe avere!”. Così volò contro il vetro, fu visto, ammirato e puntato con uno spillo in una cassetta di vetro. Di più non si poteva fare. “Adesso ho un gambo anch’io, proprio come i fiori!” commentò il farfallone, “non è mica tanto comodo! E’ un po’ come essere sposati: si è legati”, aggiunse per consolarsi. “E’ una misera consolazione!” dicevano i fiori dei vasi. “E’ meglio non fidarsi dei fiori dei vasi” pensava il farfallone, “vivono troppo a contatto con gli uomini”. –

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