Chichibio e la gru
Giovanni Boccaccio
Se vi piace questa versione liberamente tratta dalla novella di Boccaccio, dovete ringraziare Zia Mariù (9 ottobre 2013)
Conoscete la storia di Chichibio e la gru? No? Leggiamola insieme!
Viveva nella campagna fiorentina un certo messer Corrado, cavaliere d’alto rango, uomo generoso, esperto cacciatore e amante delle arti.
Un giorno, nei pressi di Peretola, egli prese col suo falcone una bella gru e la mandò al suo cuoco Chichibio, con l’ordine di arrostirla per la cena, che aveva organizzato per degli ospiti venuti da lontano.
Chichibio la prese, la spennò accuratamente passandola sul fuoco così da toglierle ogni piccola piumetta e conditela con tutti gli aromi più profumati dell’orto iniziò a cuocerla in un bel tegame col fondo di olio verde e profumato degli oliveti del suo signore.
Quando la cottura del pregiato pennuto fu quasi al termine, cominciò a diffondersi per la casa e oltre un odore gradevolissimo di arrosto.
Passava di lì Brunetta, la più bella giovane della contrada, della quale il cuoco Chichibio era innamoratissimo; ella entrò nella cucina invasa dal profumo e nel vedere quella prelibatezza nel tegame a sfregolar implorò Chichibio di dargliene una coscetta.
“Non posso davvero” rispose Chichibio “proprio non posso”.
Brunetta impermalita allora gli disse che se lui si fosse rifiutato di accontentarla non gli avrebbe più mai rivolto parola.
Chichibio, al sentir quella minaccia, pur di non vederla adirata, a malincuore tagliò una cosciotta alla gru e gliela porse.
Lo sventurato volatile, fu servito, come richiedeva l’etichetta, su di un prezioso vassoio d’argento ed era stato farcito dal cuoco con dell’appetitosa pancetta di cinta senese e aveva un contorno di sanguigni chicchi di melograna, uvetta passita, patate, verdure fritte, piume colorate per guarnizione, ma senza una coscia.
Messer Corrado, alla sua mensa, ossequioso nei riguardi dei suoi invitati, dopo aver offerto loro il buon vino dei suoi vigneti, guardò molto stupito il vassoio decorato con estrema cura e fece chiamar Chichibio, al quale chiese che cosa fosse avvenuto dell’altra coscia della gru.
Il cuoco,imbarazzato rispose immediatamente, trovando una giustificazione al quanto inverosimile: “Mio messere, le gru hanno una sola coscia su di una sola zampa”
“Son forse figlie del diavolo birbone che hanno una coscia e una zampa?” chiese allibito Corrado “È la prima gru che vedo in queste condizioni!”.
“Messere caro” insisté Chichibio “è proprio così come vi dico, ve lo farò vedere negli uccelli pennuti e vivi quando vorrete “.
E Corrado, concludendo quel discorso a dir poco assurdo, espresso davanti ai suoi ospiti disse: “Va bene, lo vedremo domattina al fiume e se sarà come dici e ne sarò convinto mi scuserò con te. Ma ti giuro che se è una fandonia ti ricorderai di me fino alla fine dei tuoi santi giorni!”.
Il mattino dopo, al sorgere del sole, Corrado si alzò e ancor pieno di stizza comandò lo stalliere di sellare per lui il cavallo nero e per Chichibio un ronzino al quanto spelacchiato e zoppicante. Cavalcarono senza rivolgersi parola sin sulle rive di un fiume dove all’alba si vedevano sempre delle gru intente a cercar raganelle.
“Adesso vedremo chi di noi due ha ragione!” tuonò messer Corrado.
Chichibio, sentendo in quelle parole l’ira del suo padrone, ch’era più che mai viva, non sapeva cosa escogitare, anche se in cuor suo se la sarebbe data più che volentieri a gambe.
Lo trattenne però il timore di ricerver tra le spalle una freccia o una pugnalata.
Di sottecchi guardava ora davanti, ora dietro, or di fianco, e in tutto ciò che scorgeva, anche essa fosse stata un’ombra, gli sembrava vedere delle gru piantate su due salde e robuste zampe grige.
Arrivati nelle vicinanze del fiume, Chichibio riuscì a scorgere ben dodici gru, le quali se ne stavano, col collo torto nascosto tra le piume dell’ali, tutte ritte su una zampa sola come son solite fare esse quando riposano.
Preso dall’entusiasmo il cuoco e veder tangibile la sua innocenza disse: “Messere, come potete vedere coi vostri occhi ieri sera dissi il vero. Le gru hanno una sola coscia e una sola zampa: rimirate sulla sponda di là”.
Corrado le guardò un poco e poi indispettito rispose: “Aspetta, e ti farò vedere che ne hanno due di cosce”.
E, avvicinandosi agli uccelli tranquilli, urlò: “Scio! Scio!”.
A quel grido le gru scesero giù la seconda zampetta e, fatto qualche passo veloce, spiegando le ali presero a volare.
Corrado si rivolse allora a Chichibio dicendo: “Che te pare furfante di un cuoco, non ti sembra che ne abbiano due?”.
“Messere sì” rispose Chichibio oramai smascherato, ma voi non avete gridato “Scio, scio” a quella di ieri sera. Se aveste gridato così forte essa avrebbe messo fuori l’altra coscia e l’altra zampa come hanno fatto ora queste “.
A Messer Corrado questa risposta, assai convincente, piacque così tanto che tutta la sua ira si convertì in una grassa e sana risata.
E così concluse: “Hai ragione, Chichibio, dovevo fare proprio così!”.
E fu così che Chichibio si rappacificò col suo padrone e mesi dopo sposò la bella Brunetta.