Un cavaliere in altri tempi

Sofia Gallo

(ovvero come avere la fortuna che occhio non duole e cuore non sente)

Augusto, prode cavaliere
per farsi bello andò dal barbiere.
Il barbiere per scaldarsi teneva un bel braciere
e Augusto vi cadde dentro e si scottò il sedere.

Il prode Augusto si rialzò di scatto
agitandosi come fosse un gatto;
ahimè il suo corpo non era più intatto
ed egli, disperato, urlò come un matto.

Per tutto il caseggiato
si sentì forte il suo ululato;
ebbe paura il vicinato
quasi fosse in arrivo un carro armato

Bruciato era soltanto il sederino,
ma Augusto scappava, poverino;
inciampò nella corsa in un tombino
ed esausto se ne restò lì supino.

Fu una scena truculenta
che fece lasciare la polenta
a tutti quelli a cui ben tenta
il vedere una fine sì violenta.

Augusto solo chiuse gli occhi per non vedere
cosa diavolo stava per accadere;
lentamente andava a fuoco, ma non doleva
perché l’occhio chiuso vederlo non voleva.

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