Giovedì – La strega in motocicletta

Sofia Gallo

Pennarella, strega alquanto bella, era la pittrice del Circolo delle streghe.
Dipingeva qualsiasi cosa: sedie, tavoli, tende, piatti, vasi, cani, gatti, topi o formiche. Non li raffigurava sulla tela, no, li pitturava nel senso vero e proprio della parola.
Poi li portava in mostra al Circolo tutti i giovedì sera e li considerava opere d’arte.
I topolini verniciati non amavano essere guardati. Squittivano e correvano per la sala. Le streghe erano abituate alle stranezze di Pennarella e non protestavano.
Quando però un giovedì sera Pennarella arrivò con un cavallo dipinto di nero, le streghe protestarono.
“è un’opera straordinaria”, diceva Pennarella.
“Noi non lo vogliamo”, dicevano le streghe.
“è bellissimo”, insisteva Pennarella.
“è troppo grande”, dicevano le streghe. Ma alla fine accettarono di spingere il cavallo nero su per le scale del Circolo.
“E adesso?”, chiesero.
“Adesso vedrete”.
Pennarella si piazzò davanti al muso del cavallo, lo guardò dritto negli occhi e disse:
“Gentile cavallo, bianco diventa;
il tuo nero le streghe spaventa”.
E il cavallo divenne tutto bianco.
Poi Pennarella mise una musica a tutto volume e gridò più forte che poté:
“Il tuono rimbomba, suona la tromba,
romba la moto, come una bomba”.
E il cavallo si trasformò in una motocicletta. Bianca, luccicante, scattante, potente.
“Oh… ah…”, fecero le streghe, senza parole di fronte a quella magia.
Pennarella non disse niente. Balzò sulla moto e partì saltellando giù dalle scale.
Le streghe la rincorsero.
“Fermati, dove vai?”, gridarono.
“In giro per il mondo – disse Pennarella – Cercatevi un’altra pittrice”.
Così Pennarella lasciò il Circolo delle streghe con la sua moto.
La moto fu un’amica preziosa per Pennarella. Le parlò, le consigliò cosa dipingere e cosa no, la consolò quand’era triste e rise con lei quando era allegra.
Passarono gli anni e Pennarella divenne famosa.
Gli artisti di tutti i paesi la ricordano come Moto-Pennarella, la pittrice con la moto.
Che fosse una strega e la sua moto un cavallo nero nessuno lo venne mai a sapere.

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