Storia vera, verissima: dove è nata Somaya?
Annamaria Gatti
Pubblicato sul periodico “Città Nuova”, 2008
Fermati… e ascolta.
Voglio raccontarti una storia vera, ma così vera …che ti stupirà persino.
Anche tu avrai sentito le brutte notizie sulla guerra che infuoca due popoli che faticano proprio a convivere: il popolo israeliano e quello palestinese.
Forse qualcuno ti potrà spiegare dove vivono e perché combattono fra loro.
Ebbene, come può nascere una storia verissima proprio là, lo sanno solo i bambini! E non interessa che siano palestinesi o israeliani: sono bambini!
Forse anche tu, i tuoi genitori, i tuoi amici o i tuoi insegnanti la pensate così: che tutti i bambini sono uguali perché sentono e hanno gli stessi pensieri nella testa e nel cuore, provano le stesse gioie, desiderano le stesse cose e hanno le stesse paure.
E’ un po’ la storia di Somaya, bambina appena nata, dove molti invece sono morti e muoiono. O forse è la storia vera, verissima, del suo papà, appena diventato papà Fares.
Fares un po’ di dispiacere ce l’ha nel cuore, perché suo padre è morto alcuni giorni fa, nella striscia di Gaza.
Poi i giorni sono passati e sua moglie Alaa il 12 gennaio 2009 ha partorito nell’ospedale di Gaza, dove arrivavano anche i feriti dalle bombe e dai razzi lanciati da questi adulti che si fanno la guerra l’un contro l’altro. E viceversa.
Era una giornata speciale il 12 gennaio, proprio perché Somaya aveva deciso che poteva portare un largo sorriso in quell’ospedale terribilmente toccato dalla guerra! E l’orgoglio e la felicità negli occhi di papà Fares si vedono nella foto che ha fatto il giro del mondo. Quella foto è il regalo più bello che una neonata può fare a tutti. E le parole di papà Fares sono una luce nel gran buio della violenza: “Probabilmente la nostra bambina e la pace potrebbero arrivare insieme!”
Lei con gli occhi neri neri, emerge da una copertina bianca e apre la bocca, forse per succhiare, o forse per dire qualcosa. Qualche parolina… Qualcosa che tutti i bambini direbbero, forse le parole che Dio le ha affidato prima di lasciare il suo nido, perché le ripetesse agli uomini sulla terra.
Secondo te cosa avrebbe potuto raccontare Somaya?
Somaya potrebbe raccontare la storia della sua vita beata, dell’attesa della nascita per vedere il viso bello della mamma e il sorriso del papà. O di quando sentiva i rumori di guerra nella pancia della mamma, o forse del suo desiderio di nascere e vedere subito finire quella violenza, da una parte e dall’altra!
…Per poter giocare, fra un annetto finalmente, con gli altri bambini, palestinesi o israeliani che siano! Che diamine, per lei non ci sono certamente differenze!
I bambini sono una grande ricchezza per il nostro mondo, sono un vero tesoro, perché riescono a rendere vero ogni posto dove respirano e sorridono, o piangono. Là dove vivono i bambini nasce sempre un’alba di speranza.
E bisogna crederci.
Auguri a Somaya e a tutti i bambini nati in questi giorni!
Anche tu conosci qualche bambino appena nato? Sei fortunato! Potrai raccontare la sua storia.