Nino Mangialegno

Guia Risari

Copyright © Guia Risari 2003
in “Parole di legno”, illustrazioni di Francesco Tullio Altan
Campanotto Editore, Pasian di Prato, 2002
(ISBN 88-456-0474-8, Fantasia, pp. 193, Euro 10)

Un giorno, in un bel paesino di montagna, Yuri e la moglie Samanta si accorsero che il loro bambino aveva un problema, un problema così grave che, se non si fossero sbrigati a risolverlo, il bambino sarebbe morto. Così, almeno, credevano.
Samanta faceva la taglialegna perché, da quando era nata, aveva una forza prodigiosa e un intuito particolare. “Quel pino lo posso abbattere in cinque colpi” diceva e in cinque colpi l’albero era a terra.
Yuri era falegname perché appena gli mettevano davanti un pezzo di legno, lui se lo rigirava tra le mani e hop, in quattro e quattr’otto, ne tirava fuori un armadio, una mazza, uno sgabello.
Il figlio di Yuri e di Samanta si chiamava Nino. Un giorno sua madre lo portò con sé nel bosco e lo lasciò a far la guardia alla legna. Alla fine della giornata, però, invece di avere un bel mucchio di rami, tronchi e cortecce, Samanta non trovò nulla. Solo Nino che dormiva con la pancia piena e la testa sul muschio.
“Che hai fatto, disgraziato!” lo svegliò. “Ti sei addormentato e ti hanno rubato tutto!”
Nino la guardò stupito: “No, mamma. Ho mangiato tutto io” e per dimostrarle che era vero aprì la bocca ed estrasse uno stecchino che gli era rimasto tra i denti. “Guarda!”
La madre constatò che il pezzo di legno veniva dal centro di un abete che aveva appena tagliato. Era fresco fresco. Allarmata, se lo caricò sulle spalle e giunse a casa, ansimante come una locomotiva.
“Yuri, Yuri…una disgrazia… Nino…non immagineresti mai!” riuscì a dire la donna tra uno sbuffo e un altro.
Yuri depose Nino a terra e lo guardò. Sembrava sano e salvo. Poi notò il ventre gonfissimo e s’insospettì.
“Cos’ha mangiato?”
Samanta gli spiegò che Nino aveva divorato un tronco di pino e almeno due chili di rami di betulla, oltre a un cestone di cortecce secche.
“Morirà?” chiese lei spaventata.
Yuri chiamò sua madre, Catarina, che curava tutti gli abitanti del paese con erbe e decotti. Le esposero il problema e Catarina rise.
“Anche il mio povero marito aveva questo vizietto…non immaginavo che fosse ereditario, ma, si capisce, a forza di stare in mezzo al legno…”
Quella notte la famiglia di Nino rimase in piedi a vegliarlo. L’unica a non preoccuparsi era Catarina che continuava a ripetere: “Vedrete, vedrete”, mentre Yuri e Samanta piangevano.
All’alba il sonno di Nino fu interrotto da violente convulsioni. Il povero bambino si teneva il ventre che si muoveva come se contenesse un serpente.
“Nino, che hai?” urlò Samanta.
“Fa male?” gli chiese Yuri.
Catarina pensava solo a reggergli la testa e a tenergli la lingua giù.
D’un tratto dalla bocca di Nino emerse un pesce di legno verd’azzurro e liscio, alla cui coda era attaccato un pesce più piccino e un altro ancora, fino all’ultimo, così minuscolo che quasi non si vedeva. Dopo i pesci, Nino sputò un flauto e uno xilofono, completo di bastoncini. Poi fu la volta di un battellino, con vele, scialuppe e un minuscolo equipaggio. Infine, prima di chiudere la bocca, Nino rigurgitò una piccola scrivania con due sedie, un portapenne e decine di matite colorate.
“Che ricchezza, Nino. E per la tua nonna non hai niente?”
Nino si concentrò e fece apparire dalla bocca una bellissima tovaglia di corteccia ricamata, con dodici tovagliolini e una coppia di tende da cucina.
Yuri e Samanta erano talmente sbalorditi che per un bel pezzo restarono in silenzio. Quando si ripresero, Nino dormiva profondamente.
“Lasciamolo riposare” si dissero e seguirono il suo esempio.
L’indomani, Nino era in piena forma. Samanta notò che i pesci erano stati appesi al muro, la piccola scrivania era in un angolo e Nino si affaccendava intorno allo xilofono.
Yuri, che non aveva mai perso la passione per i giocattoli, faceva galleggiare la barchetta nel lavandino. “Funziona” mormorava soddisfatto.
A mezzogiorno, la nonna Catarina li invitò tutti a casa sua. Aveva messo sulla tavola la tovaglia ricamata di Nino e le sue tende.
“Non dovete preoccuparvi” disse a Yuri e Samanta. “Nino, è un mangialegno”
Yuri e Samanta non sembravano capire. Nino ascoltava attento.
“I mangialegno sono degli stomaci di ferro, voracissimi di legno, peggio dei tarli, ma molto molto produttivi. Il mio povero marito ogni tanto lo faceva, per gusto…Vedete il tavolo? è suo. E così anche il letto”.
“Che bravo!” esclamò Nino, “Un giorno ci voglio provare anch’io!”.
“E di quanti tronchi avrai bisogno?” chiese Samanta.
“A occhio e croce uno potrebbe bastare…” rispose Yuri.
“Sì” confermò serio Nino.
Yuri e Samanta annuirono, poi scoppiarono a ridere.
Catarina, contenta che avessero recuperato il buon umore, servì il pranzo. Aveva preparato un banchetto coi fiocchi: polenta e stufato d’asina per Yuri e Samanta, trucioli impanati e cuore di quercia per Nino.

Menzione speciale “Vileg novella dal Judri” 2002 per Nino Mangialegno.
Giuria: Prof. Livio Sossi, Prof. Giancarlo Pellegrin, Silvano Bertossi, Piermario Ciani, Prof. ssa Bertilla Colussi, Prof. Sandro Corazza, Giovanni Fierro, Simone Mocchiuti, Prof. Alessandro Pirani, Piera Sgiarovello
Dalla sedia alle origini dell’uomo, il legno è protagonista di questo volume antologico/tematico che raccoglie autori per adulti e autori per ragazzi. Un avvincente gioco letterario per conoscere e capire tendenze e caratteristiche della migliore scrittura contemporanea.

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