La guardiana delle oche alla fonte

Guardiana delle oche deposiphoto

C’era una volta la vecchia Gertrude, che viveva col suo branco di oche in una radura fra i monti. La radura era circondata da un grande bosco e ogni mattina la vecchia prendeva le stampelle e arrancava nel bosco. Faceva erba per le sue oche, raccoglieva frutta selvatica e portava a casa tutto da sola. Se incontrava qualcuno, lo salutava, ma la gente non le si avvicinava volentieri, perché credeva fosse una strega.

Una mattina il giovane conte Sebastiano scorse Gertrude inginocchiata che tagliava l’erba. “Ma come fa a portar via tutta questa roba?”, chiese Sebastiano, “Devo portarla, caro signore”, rispose lei, “ma se volete aiutarmi, per voi sarà facile, la mia casa sta in una radura, là dietro quel monte.” Gertrude e Sebastiano salirono il monte con molta fatica e, alla fine, giunsero alla casa della vecchia. Quando le oche la videro, le corsero incontro; dietro al branco c’era una donna grande, grossa e brutta come la notte. “Madre”, disse, “vi è capitato qualche cosa?”. “Tranquillizzati, figlia mia”, rispose quella, “questo buon signore mi ha aiutata”. Gertrude gli tolse il fardello dalla schiena e i cesti dal braccio, lo guardò benevolmente e gli disse: “Vi siete guadagnato il vostro compenso” e gli mise in mano una scatoletta, ricavata da un unico smeraldo. “Vi porterà fortuna”.

Sebastiano si incamminò e arrivò in una grande città. Non conosceva nessuno e si presentò al castello reale dove, in segno di saluto, trasse lo smeraldo di tasca e lo porse alla regina Serena. Ma appena la regina l’aprì e vi guardò dentro, cadde a terra svenuta. Quando riaprì gli occhi, Serena scoppiò in lacrime e raccontò la sua triste storia: “Ho avuto tre figlie e la minore, Rachele, era talmente bella che tutti ne rimanevano incantati! Quando ebbe quindici anni, il re Carlo fece comparire le tre figlie davanti a lui e disse: ‘Quella che mi ama di più, avrà la parte migliore del mio regno’. Ognuna disse che lo amava più delle altre. ‘Non sapete dirmi come mi amate?’, le incitò il re. Iniziò la maggiore: ‘Amo mio padre come il più dolce degli zuccheri’. La seconda disse: ‘Amo mio padre come il vestito più bello’. Ma Rachele taceva. Allora il padre le chiese: ‘E tu mia piccina, come mi ami?’. ‘Il miglior cibo non mi piace senza sale, così amo mio padre come il sale’. All’udirla il re si indignò e disse: ‘Se mi ami come il sale, il tuo amore sarà ricompensato con il sale’. Divise il regno fra le due prime figlie e alla più piccola fece legare un sacco di sale sulla schiena e due servi dovettero condurla nel bosco selvaggio. Ben presto il re Carlo si pentì e mandò a cercare Rachele, ma nessuno riuscì più a trovarla. Quando ho aperto la vostra scatolina di smeraldo, dentro c’era una perla, proprio uguale a quelle che scorrevano dagli occhi di mia figlia quando piangeva”.

Sebastiano raccontò che la scatola gliel’aveva data Gertrude. Il re e la regina vollero cercare la vecchia e si incamminarono insieme.

Intanto, nel bosco, la figlia della strega era scesa fino a una fonte dove si tolse la pelle che aveva sul viso, si chinò e cominciò a lavarsi. Come si era trasformata la ragazza! Non si vedevano che gli occhi, scintillanti come le stelle del cielo e le guance ardevano di un tenue rosa, come fiori di melo. Ma la bella fanciulla era triste, sedette e pianse amaramente. All’improvviso udì un fruscio tra i cespugli, balzò in piedi e in un attimo indossò la vecchia pelle e scomparve. Sebastiano, che si era addentrato nel bosco e precedeva il re e la regina alla ricerca della vecchia strega, aveva assistito da dietro un cespuglio alla trasformazione della ragazza. Il re e la regina non dubitarono che quella fosse proprio Rachele, la loro figliola perduta.

La fanciulla corse a casa dove la vecchia Gertrude la aspettava e le disse: “Oggi sono tre anni che sei venuta da me. Non possiamo più rimanere assieme, avrai un tetto sotto cui abitare e sarai contenta del compenso che ti darò, ora vai nella tua stanza, togliti la pelle dal viso e mettiti l’abito di seta che portavi quando sei venuta da me e poi aspetta fino a che ti chiamerò.”

Carlo e Serena, accompagnati dal conte, arrivarono alla casetta: “Avreste potuto risparmiarvi questo lungo cammino”, disse la vecchia, “se tre anni fa non aveste scacciato vostra figlia che è tanto buona e affettuosa. Ma siete stati puniti abbastanza”. Poi chiamò Rachele ed essa comparve come un angelo sceso dal cielo.

Abbracciò i genitori e tutti piansero di gioia.

Sebastiano era accanto a loro e quando ella lo vide si fece rossa in viso. Gertrude allora parlò: “Vostra figlia non ha più bisogno del vostro regno, io le dono le lacrime che ha pianto per voi, sono perle. E in compenso dei suoi servigi le lascio la mia casetta.” Detto ciò Gertrude sparì. Si udì un lieve scricchiolio nelle pareti e la casetta si trasformò in un meraviglioso palazzo, dove Rachele e Sebastiano si sposarono e vissero a lungo felici.

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