I tre fortunati

Fratelli Grimm

i tre fortunati

Una volta un vecchio signore di nome Achille chiamò al suo cospetto i tre figli. Al primogenito Alfredo regalò un gallo, al secondogenito Filippo una falce e al più piccolo, che si chiamava Fabiano, regalò un gatto. Poi Achille disse ai tre figlioli: “Sono già vecchio e la mia fine è vicina, ma prima vorrei provvedere a voi. Denaro non ne ho purtroppo e questi doni vi possono sembrare di scarso valore. Ma se imparerete a usarli con giudizio vedrete che vi saranno molto utili. Per esempio, basta che vi cerchiate un paese dove queste cose non sono ancora conosciute e la vostra fortuna è fatta”.

Dopo la morte del padre, Alfredo se ne andò in giro per il mondo con il suo gallo. Ma ovunque andasse, il gallo era già conosciuto e nessuno si meravigliava mai di quell’animale e non sembrava proprio che potesse essere la sua fortuna.
Dopo tanto, tanto tempo e molti viaggi, però, capitò in un’isola dove la gente non aveva mai visto un gallo. Quella gente non sapeva neppure come poter dividere il giorno dalla notte, senza un gallo che cantasse “Chicchirichì!” al sorgere del sole. Così Alfredo presentò il suo superbo animale, con la corona rosso rubino in testa e gli speroni come i cavalieri e disse: “Di notte vi chiama tre volte a tempo fisso, l’ultima volta quando sta per sorgere il sole! Ma se canta in pieno giorno dovete prepararvi perché di certo pioverà”.

Gli abitanti di quell’isola rimasero affascinati, per una notte non dormirono per sentire il gallo che cantava sonoramente alle due, alle quattro e alle sei. La mattina dopo gli chiesero se l’animale era in vendita e lui si fece pagare tanto oro quanto poteva portarne un asino e quelli ben volentieri gli diedero quanto aveva chiesto.

Tornato a casa con quella ricchezza, lasciò a bocca aperta per la sorpresa i due fratelli. E così il secondogenito Filippo disse: “Anch’io voglio andarmene in giro per il mondo e vedere se riesco a farmi pagare così bene anche la mia falce”.
Così si incamminò, ma ovunque andasse la falce era già conosciuta e tutti i contadini ne portavano sulle spalle una uguale.
Ma alla fine, dopo tanto camminare, trovò anche lui un’isola in cui la gente non sapeva cosa fosse una falce e per raccogliere il grano si erano inventati un sistema molto pericoloso.

Filippo si mise al lavoro per far conoscere il suo attrezzo miracoloso e falciò così in silenzio e così in fretta che la gente dell’isola rimase a bocca aperta dallo stupore. Tutti furono ben contenti di dargli il prezzo richiesto e Filippo chiese un cavallo e un carico d’oro. Poi se ne tornò felice a casa dai due fratelli.

Dopo aver visto cosa avevano combinato i suoi fratelli maggiori, anche Fabiano, il terzogenito, volle andare in cerca di fortuna col suo gatto.
E, proprio come era capitato ai suoi fratelli, finché restò sulla terraferma non c’era niente da fare: tutti conoscevano i gatti, ce n’erano dappertutto e non se ne stupiva nessuno.

Dopo un bel po’ di viaggi e tanto cammino, capitò in un’isola dove nessuno aveva mai visto un gatto e i topi si erano moltiplicati talmente tanto che invadevano le case anche se erano abitate.
La gente era disperata e neppure il re in persona poteva ripararsi da questo flagello. In tutti gli angoli della reggia c’erano topi e rosicchiavano tutto quello che trovavano.

Il gatto di Fabiano cominciò la sua caccia e in poco tempo ripulì le prime sale del castello reale. Visto quello che sapeva fare, il popolo supplicò il re di comprare quell’animale meraviglioso. Il re diede volentieri quello che gli fu chiesto e Fabiano tornò a casa ancora più carico d’oro degli altri.
Sull’isola dei topi, nel frattempo, il gatto se la spassava tutto il giorno a cacciar topi. Ma alla fine gli venne una gran sete, alzò la testa e gridò: “Miau, Miau”. All’udir quel grido, sia il re che il popolo rimasero sbigottiti e spaventati: non avendo mai sentito nulla di simile, volevano cacciare via il gatto dal castello!

Visto che il gatto non aveva nessuna voglia di uscire dal palazzo, prepararono i cannoni e spararono tanto da incendiarlo e abbatterlo.
Ma ai primi colpi di cannone, il gatto si accorse del pericolo e scappò da una finestra. E mentre il castello crollava sotto i colpi degli stolti abitanti, il gatto se ne tornò a casa dai tre fratelli e, per quanto ne so io, è ancora là con loro!

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