Il tappeto di Gadir

Testo: Barbara di Castri - Illustrazione di Roberta Santagostino

tappeto gadir
I vecchi nomadi del deserto dicono che almeno una volta nella vita bisogna avere il tappeto di Gadir nel cuore. E raccontano a tutti i ragazzi l’antica storia di Gadir, specialmente nelle serate passate davanti al fuoco, seduti sulla sabbia, quando si raggruppano vicino alle loro tende, in mezzo ad un prato di stelle, guardando il lago argentato della luna.

Gadir era un giovane nomade che viaggiava per giorni e mesi nel deserto, vagabondava con il suo cammello in mezzo ai cieli di zaffiro e ai mari di sabbia. La sabbia ogni giorno formava nuove colline, sculture, paesaggi meravigliosi plasmati da un grande maestro: il signor Vento. Il  signor Vento sapeva sempre inventare nuovi scenari nel cammino giornaliero di Gadir e sul far della sera, quando la sabbia diventava azzurra come il cielo, il ragazzo montava la sua tenda per passare la notte. Stendeva una semplice stuoia, montava la tenda e dormiva.
I giorni passavano monotoni nel deserto, gli spazi erano immensi, i colori bellissimi, ma Gadir si sentiva solo.

Finalmente un giorno vide spuntare da una duna un cammello con sopra una ragazza. Aveva i capelli scuri, come una notte senza stelle e gli occhi grandi come oasi e vivi come l’acqua scintillante di una sorgente, linfa di vita. Gadir la seguì e cercò invano di parlare con lei, ma non sapeva il suo nome e non poteva chiamarla. Sul dorso del suo cammello cominciò a cercarla ma la ragazza si era dileguata nel nulla. Gadir sapeva che non era stato un miraggio e da quel momento vagabondò nel deserto con la voglia di rivederla.

Da allora la luna nelle notti divenne più bella, le stelle più lucenti ed i colori dell’alba più accesi, anche la sabbia dorata divenne più soffice fra le sue mani e non più dura come i granelli di sale. Gadir si era perdutamente inamorato, ma non sapeva scrivere e non poteva esprimere quello che sentiva nel cuore.

Un bel giorno si ricordò di suo nonno che insegnava ai ragazzi del villaggio come annodare i tappeti. Corse nel villaggio e prese dalla tenda del vecchio nomade i fili di lana di tutti i colori dell’arcobaleno e riprese il suo cammino. Alla sera iniziò ad annodare i colori per formare un grande tappeto, intrecciava il rosso, l’azzurro, il bianco, le forme, cercava di esprimere con le mani quello che aveva dentro il cuore. Quando il tappeto fu terminato ecco di nuovo apparire da una grande duna di sabbia la ragazza.
Gadir la fermò, lei scese dal suo cammello e Gadir le mostrò il suo tappeto, era la più bella dichiarazione d’amore e di colori di tutti i tempi.

Da cui nacque la leggenda di Gadir. La ragazza sorrise e lo prese per mano. Si sposarono e vissero felici per tutta la vita, vagabondando nei mari del deserto e dormendo la sera sul tappeto di Gadir.
Perché ogni piccola cosa fatta con grande amore diventa un autentico capolavoro.

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