Il Santone di Calcutta
Barbara di Castri
Uno straniero un giorno arrivò in India, nella città di Calcutta, per cercare un Santone molto famoso per la sua bontà. Calcutta è una città piena di colori perché le donne indiane vestono con degli abiti di seta molto belli che si chiamano sahari e gli uomini hanno tutti in testa il turbante. Possono essere sete verdi, viola, bianche, rosse, arancioni, di tutti i colori dell’arcobaleno.
Lo straniero, appena arrivato alla stazione, cominciò a chiedere a tutti quelli che incontrava di questo famoso Santone, ma nessuno sapeva indicargli la strada.
Si avvicinò ad un uomo sporco, povero e molto anziano e gli chiese del Santone.
“Vieni con me – gli disse il poveretto – ti porterò io dal Santone”.
Cominciarono a camminare per le strade di Calcutta piene di alberi, di palazzi e di templi bellissimi. Ma ben presto lo scenario cambiò e i due uomini entrarono in una zona molto povera, piena di capanne, senza tutta la ricchezza della città.
Lo straniero ebbe una grande paura di essere stato ingannato dall’uomo ma quando arrivarono davanti ad una strana catapecchia il vecchio lo lasciò: “Ecco la casa del Santone” e scomparve nel nulla.
Lo straniero rimase lì davanti, indeciso sul da farsi, ma alla fine un profumo di legno di sandalo lo incoraggiò ad entrare. Una luce speciale illuminava quella piccola stanza ed un uomo anziano era seduto nel mezzo, a terra e con le gambe incrociate.
“Entra” gli disse “fatti avanti” e lo straniero riconobbe nel santone il povero vecchio che lo aveva accompagnato lì. “Sì, sono io il Santone che stavi cercando, ti stavo aspettando, la bonta’ non si trova solo nel lusso e nelle ricchezze, anzi spesso, questi due tiranni la uccidono”.