I tre pesci

tre-pesci

C’erano una volta tre pesci che vivevano in uno stagno: uno, che si chiamava Renato, era intelligente, un altro, di nome Roberto lo era a metà e il terzo, Riccardo, era un po’ stupido. La loro vita era quella di tutti i pesci di questo mondo, finché un giorno arrivò un uomo. L’uomo, che si chiamava Mario, portava una rete con sé.
Il pesce intelligente lo vide attraverso l’acqua. Facendo appello all’esperienza, alle storie che aveva sentito e alla propria intelligenza, il pesce decise di passare all’azione: “Dato che ci sono pochi posti dove nascondersi, in questo stagno, farò finta di essere morto“, pensò Renato. Allora, raccolte tutte le sue forze, balzò fuori dall’acqua e atterrò ai piedi del pescatore, che si mostrò piuttosto sorpreso. Tuttavia, visto che il pesce tratteneva il respiro, l’uomo lo credette morto e lo ributtò nello stagno. Allora, il nostro pesce si lasciò scivolare in una piccola cavità sotto la riva e si salvò.
Il secondo pesce, Roberto, quello semintelligente, non aveva capito bene quanto era accaduto. Raggiunse, quindi, il pesce intelligente per chiedergli spiegazioni: “Semplice”, disse Renato “ho fatto finta di essere morto e così l’uomo mi ha ributtato in acqua“.
Immediatamente, il pesce poco intelligente balzò fuori dall’acqua e cadde ai piedi del pescatore. “Strano”, pensò Mario, “tutti questi pesci che saltano fuori dappertutto!”. Ma Roberto si era dimenticato di trattenere il respiro, così il pescatore si accorse che era vivo e lo mise nel suo secchio.
Riprese, quindi, a scrutare la superficie dell’acqua, ma lo spettacolo di quei pesci che atterravano sulla riva, ai suoi piedi, lo aveva in qualche modo turbato, sicché si dimenticò di chiudere il secchio. Quando il pesce Roberto se ne accorse, riuscì faticosamente a scivolare fuori e a riguadagnare lo stagno a piccoli salti. Andò a raggiungere il primo pesce, Renato, e, ansimando, si nascose accanto a lui e, inaspettatamente, riuscì a salvarsi.
Ora, il terzo pesce, Riccardo, quello stupido, non era naturalmente in grado di trarre vantaggio da tutto quello che era successo ai suoi amici, così i due, per aiutarlo, cominciarono a spiegargli per filo e per segno ogni dettaglio, sottolineando l’importanza di non respirare quando si finge di essere morti.
Molte grazie, adesso ho capito!” disse il pesce stupido, e, con quelle parole, si lanciò fuori dall’acqua e andò ad atterrare proprio accanto al pescatore. Ora, il pescatore Mario, che aveva già perso due pesci, lo mise subito nel secchio senza preoccuparsi di verificare se respirava o no. Poi, lanciò ancora ripetutamente la sua rete nello stagno, ma i primi due pesci erano ormai al sicuro nella cavità sotto la riva. E, questa volta, il suo secchio era ben chiuso.
Mario finì per rinunciare a continuare la sua battuta di pesca: aperto il secchio, si accorse che il povero pesce stupido non respirava più, così lo portò a casa e lo diede da mangiare al suo gatto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dove vuoi andare?