La sposa del leprotto

leprotto

C’era una volta, in un tempo lontano lontano, una donna di nome Laura, che aveva una bella figlia di nome Lucrezia e insieme coltivavano il loro orto pieno di cavoli grandi e rigogliosi.
D’inverno insieme al freddo venne anche un leprotto, che si chiamava Lorenzo e che faceva grosso danno divorando tutti i cavoli dell’orto.
Così la buona Laura disse alla figliola: “Lucrezia, vai nell’orto e scaccia il leprotto, non c’è altro modo per salvare i cavoli”.
La fanciulla andò nell’orto e disse al leprotto Lorenzo: “Via, via, leprotto, non mangiare tutto il cavolo!”.
Il leprotto Lorenzo rispose: “Vieni bella fanciulla, siediti sul mio codino e vieni nella mia casetta”.
Lucrezia non volle andare con Lorenzo e così il giorno dopo il leprotto tornò a mangiare il cavolo.
La buona Laura disse di nuovo alla figlia: “Lucrezia, vai nell’orto e scaccia il leprotto, non c’è altro modo per salvare i cavoli“.
La fanciulla tornò nell’orto e disse al leprotto: “Via, via, leprotto Lorenzo, non mangiare tutto il cavolo!”.
Il leprotto disse ancora una volta: “Vieni bella fanciulla, siediti sul mio codino e vieni nella mia casetta”.
La fanciulla, per la seconda volta, non volle andare con il leprotto.
E il terzo giorno il leprotto Lorenzo tornò ancora a mangiare il cavolo.
Di nuovo la madre disse alla figlia: “Lucrezia, vai nell’orto e scaccia il leprotto, non c’è altro modo per salvare i cavoli”.
La fanciulla ripetè la stessa filastrocca dei giorni precedenti: “Via, via, leprotto, non mangiare tutto il cavolo!” e anche il leprotto Lorenzo ripetè la solita litania: “Vieni bella fanciulla, siediti sul mio codino e vieni nella mia casetta”.
Questa volta Lucrezia ci pensò un po’ su e alla fine si sedette sul codino del leprotto e questi la portò lontano lontano lontano, fin nella sua casetta. Arrivati là, le disse: “Adesso prepara verza e miglio e io preparerò gli inviti per le nostre nozze”.
E dopo poco tempo tutti gli invitati arrivarono e c’era una gran folla: centinaia di lepri e leprotti. La cornacchia faceva da parroco per benedire gli sposi, la volpe da sagrestano e l’altare era sotto l’arcobaleno.
Ma la fanciulla Lucrezia era tanto triste perché si sentiva sola e aveva dovuto lasciare la mamma e il bell’orto di cavoli.
Il leprotto Lorenzo corse a dirle: “Sorridi, sorridi bella fanciulla! Gli invitati sono allegri”.
Lucrezia la sposa non diceva niente, ma piangeva senza sosta e non c’era verso di fermarla. Così il leprotto Lorenzo se ne andava per un poco ad intrattenere gli ospiti e poi quando tornava ricominciava a dire a Lucrezia: “Sorridi, sorridi bella fanciulla! Gli invitati hanno fame“.
La sposa Lucrezia continuava a non dire nulla e a piangere a più non posso. E così il leprotto se ne andava di nuovo e poi tornava e diceva ancora: “Sorridi, sorridi bella fanciulla! Gli invitati aspettano”.
La sposa ancora una volta non disse nulla ed il leprotto ancora una volta se ne andò. Ma mentre lui non c’era, a Lucrezia venne un’idea per tornare a casa. Costruì una bambola di paglia grande e alta come lei, le mise i suoi vestiti e le mise un mestolo tra le mani. Poi appoggiò la bambola davanti alla pentola in cui aveva cucinato il miglio con la verza e si incamminò per ritornare dalla madre.
Dovette camminare un bel po’ per arrivare a casa, ma era così felice di essere scappata dal leprotto Lorenzo che nessuno avrebbe potuto fermarla.
Nel frattempo il leprotto era tornato, si rivolse alla bambola dicendole: “Sorridi, sorridi bella fanciulla! gli invitati aspettano”. Ma dato che quella continuava a non rispondere e aveva anche smesso di piangere pensò di tirarle uno scappellotto facendole cadere la cuffietta bianca. Solo a quel punto si accorse che Lucrezia la sposa era sparita e al suo posto c’era la bambola di paglia, così dovette recarsi dagli invitati tutto triste e annullare quel matrimonio a cui mancava la sposa!

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