Caino e Abele

Angiolo Silvio Novaro

Tratta da: Il Cestello - Poesie per i Piccoli - A. Mondadori (Milano, 1928)

Caino e Abele

Leggiamo insieme: Caino e Abele di Angiolo Silvio Novaro

I

Abele il gregge al pascolo traeva,
Cain rompea col vomere le zolle,
e l’uno e l’altro erano figli d’Eva.

Buona erbetta odorosa era sul colle,
e molto latte con lucenti lane
dava il gregge ad Abel come Dio volle;

ma frutti scarsi e spighe aride e vane
cogliea Caino al tempo del raccolto,
e tossico pareagli il dolce pane:

onde una nube gli calò sul volto.

 

II

E un dì pose la man sul tenerello
capo d’Abele riccioluto, e: “Vieni
ai campi” disse “ai campi è molto bello”.

E Abele, a cui nei miti occhi sereni
innocenza lucea semplice e ignara,
andò ridendo in mezzo ai freschi fieni:

ridendo come a ridere s’impara
sol dalla cuna. Ma Cain non rise:
guardò severo splendere la cara

ombra d’Abel tra’ fieni, e poi l’uccise.

 

III

Veleggiavano tre nuvole rosse
dentro il seren, quando Cain soletto
a valle per discendere si mosse.

Spiava i fumi del materno tetto
con gli occhi, e intese il suon d’un pianto atroce,
pianto che uscia d’uno squarciato petto.

“Che hai tu fatto?” parea dir la voce
“Che hai tu fatto, figliol mio crudele?
Parla! Il tuo volto mi è martello e croce:

che hai tu fatto del mio dolce Abele?”.

 

IV

Curvo, tremante come un ladro, stette
Cain fra l’erba, e poi, a giorno spento,
prese la via delle montane vette.

A lungo errò smarrito al buio e al vento
cercando il suol da farsene giaciglio
ove affondare il capo sonnolento:

ma quando all’alba ebbe il buon sonno al ciglio,
rompere udì pe’ cieli ancora il pianto:
“Che hai tu fatto del mio dolce figlio?”.

E si levò, ché non reggeva a tanto.

 

V

E fugge come uccel scosso dal nido;
di cento monti valica la cresta:
sempre all’orecchio ha il disperato grido.

E s’immerge nel cuor della foresta,
striscia lungo le viscere d’un fosso;
e sempre il grido sanguinoso ha in testa!

Piange come una fonte, a più non posso,
prega la morte che gli addenti il cuore:
e non gli giova! E con la morte addosso

fugge il misero sempre, e mai non muore.

 

Illustrazione di Domenico Buratti

 

cestello

 

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