L’Eroe: Caprera (I)

Angiolo Silvio Novaro

Questa poesia è la prima parte (I) del testo L'Eroe, tratto da "Il Cestello - Poesie per i piccoli" - A. Mondadori (Milano, 1928)

Caprera

Leggiamo insieme: L’Eroe – Caprera (I) di Angiolo Silvio Novaro

Dunque l’Eroe, stanco di guerre amare
con una parte d’uomini cattiva,
correva il mare da tre dì, cruccioso,
cercando un’isoletta ove restare
in selvaggio riposo:
e l’isoletta usciva
dal turchino Tirreno ispida fuori
tra nuvoli d’argento,
abitata soltanto dai rumori
dei marosi e del vento.

Gioì l’Eroe stancato dalla guerra,
e approdò con un salto.
Sopra uno scoglio alto
edificò la casa, e nell’oscuro
atrio legò la bella spada al muro.
Compatta era la terra:
egli l’aprì col solido bidente,
e rideva, bevendone l’aroma:
poi, con la mano che difese Roma,
gettava la semente.

E quando l’alba rischiarava il dosso
del monte, usciva tra un cantar d’uccelli,
con pecore ed agnelli;
e quando il vespro rosso
fasciava tutta l’isola d’un velo
d’oro, tornava al focolar col gregge,
come il pastor che legge
l’ora del tempo in cielo.
Fuoco accendeva sopra il focolare,
e riguardava il cielo grande e il mare.

Nubi nel cielo spento
fuggivano come ombre di cavalli
con le criniere al vento.
L’Eroe pensava la libera vita
della foresta, e l’animo di Anita:
Roma con l’unghie e coi denti difesa
dal numero dei Galli:
Anita morta, e Roma ancora schiava;
e nel ricordo il cuore gli si alzava
verso la spada appesa.

Il mare iroso flagellava i marmi
della rotta scogliera
scotendo il poggio e la montagna intiera
con un fragore d’esercito in armi;
il vento urlava come belva viva
sul focolare; i tizzi
balenavano in guizzi;
la bella spada urtata tintinnava
quasi incitasse: “Andiamo!”.
E l’Eroe sussultava a quel richiamo.

Ma una sera che l’acque
specchiavano tranquille tante stelle,
sonò come a Dio piacque
un grido pieno di spasimo ribelle;
e l’Eroe dal suo nido
sentì fino alle viscere quel grido,
sentì nel grido l’ansia della prole
dell’isola del Sole
che implorava un eroe liberatore:
e come un’onda gli si mosse il cuore.

Lunga fu la vigilia!
Tutta la notte gli ondeggiò la chioma
simile a un mare sul quadrato petto,
poiché l’Eroe fremeva nel suo letto
pensando alla Sicilia
impaziente di legarsi a Roma:
ma quando l’alba imbiancò cielo e strada,
cinse la bella spada,
discese alla scogliera
e sorridendo abbandonò Caprera.

 

Qui sotto i collegamenti alle altre parti di “L’Eroe” di Angiolo Silvio Novaro:

 

Illustrazione di Domenico Buratti

 

Cestello

 

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