Notte di Natale

Hedda, pseudonimo di Lucia Maggia (1883 - 1973) maestra elementare e scrittrice per l'infanzia.

Tratta da: Serenità - Letture per le Scuole Elementari - Volume per la Quinta Classe - A. Mondadori (1925)

Notte di Natale

Leggiamo insieme: Notte di Natale di Hedda (Lucia Maggia)

Il sogno

Tacque vento, brillarono le stelle,
tutta la terra allor si addormentò:
chiuse il piccino le sue luci belle
chinò il capino e un bel sogno sognò.

Che sfolgorio di luce
che trillare d’uccelli
che voli di farfalle!
Ali azzurre, ali gialle,
ali bianche e dorate:
“Farfalle dove andate?

Con l’ali variopinte
mille fiocchetti bianchi
leggiadri, non mai stanchi
scendono in danza lieve.
Il bimbo grida: “È neve!”
e batte le manine
nel sogno: “Oh, farfalline
oH, fiocchetti incantati,
portatemi lontano
con voi nel cielo azzurro!”.

Un soffio ed un sussurro:
ed ecco nella notte
i fiocchettini bianchi
volan danzando a frotte
torno il letto del bimbo:
“Andiamo, andiamo!”. Un nimbo
d’ali, di fiocchi, e un roseo
putto che vola e vola.
“Dove si va?”. “Nel cielo
dal Bambino Gesù”.
“E gli si chiede?…”. “Tutto
tutto ciò che vuoi tu:
ché nella notte santa ai bimbi buoni
Gesù bambino dà tutti i suoi doni.

 

I desideri

Ma su dal cuoricino
a frotte desideri
(mille!) fan capolino:

Oh, avere un cavallino
con la criniera e il morso
con le staffe e il frustino!

Oh, un trenino a vapore
che corra per le stanze
facendo un bel rumore!

Oh, avere una palla
grossa come la luna
rossa, turchina e gialla!

Oh, una bella carretta
con quattro ruote e il posto
per sedermi a cassetta!

Oh, una grande vetrina
di pasticcere, piena
di creme e gelatina!

Oh, un orso e un gorilla
una scimmietta viva
un passero che trilla

un’arca di Noè
col il gatto che fa miaoooo!
e la pecora beeeeee!

Quaranta canarini
a cui poter non visto
rubare i biscottini!

Invece (che divario!)
mi portasti l’altro anno
la penna e il sillabario.

Pietà, Bimbo Gesù:
Tu di simili doni
non portarmene più!

Lo sai: penne, quaderni e librettini
sono tante spine ai nostri cuoricini!

 

La visione

Ecco: e mentre la neve cade lenta
nel letto bianco il bimbo s’addormenta,

e gli apparve nel sonno una visione
che lo fa abbrividir di commozione:

è la visione triste triste tanto
che l’occhio vela d’improvviso pianto,

è una visione di muto dolore
che nel sonno gli stringe a sangue il cuore.

Vede, laggiù, lungo la strada bianca
una casuccia ed una donna stanca

seduta al limitare della porta,
un bimbo in braccio, trasognata e smorta

che triste triste guarda or qua or là…
chi, la povera donna aspetterà!

Il bimbo gemme e la donna lo culla:
egli è malato tanto e non ha nulla

la triste mamma per il suo bambino.
Al bimbo in sogno batte il cuoricino…

Entra nella casetta nera nera
che il sol tramonto e cala già la sera:

tutto è squallido, là, triste od oscuro,
e l’umidore gocciola dal muro.

Al bimbo un sogno ora trema ogni vena:
quella miseria gli dà tanta pena!

Ecco… or la donna col suo bimbo in braccio
entra: il piccolo dorme: qualche straccio

sopra una panca serve da lettino:
povera mamma e povero piccino!

Ora la donna piange e prega Dio:
“Signore, proteggete l’amor mio!

Proteggete il mio bimbo sventurato
malato tanto! Il suo papà è soldato,

io son misera e sola e non ho nulla…”.
Il bimbo piange e la donna lo culla

fra le sue braccia e canta piano piano…
il suo canto si perde via lontano

nella tristezza della notte scura.
Il bimbo in sogno trema di paura

e pensa con affanno: “Oh, la mia mamma
dov’è?… dov’è papà? dov’è la fiamma

del focolare che si innalza lenta?”.
Apre gli occhietti stanchi e s’addormenta

di nuovo, e il sogno ancora lo riafferra
…Oh che dolcezza per tutta la terra!

che luce e che armonia nell’alto sale!
perché tanta dolcezza, oggi? È Natale!

Natale, sì… Ma c’è un bimbo malato
povero e solo: il suo papà è soldato

sulle montagne, là, lontan lontano:
e c’è una donna che canta piano piano

col bimbo triste che le geme in braccio
e per letto non ha che qualche straccio.

La neve cade tutta bianca e lenta:
sorge la luna ed il mondo inargenta.

Il bimbo sogna. E nella queta sera
s’innalza dal suo cuore una preghiera.

 

La preghiera

“Oh Bambino Gesù
che sei sì dolce e buono
deh, ascoltami Tu.

Gesù, non voglio nulla:
né giochi, né confetti.
C’è un bimbo senza culla

dentro una casa nera
e ha male, e la sua mamma
singhiozza e si dispera.

Ti chiesi un cavallino:
oh, dona una coperta
a quel gramo piccino!

Ti chiesi una trombetta:
oh, convertila in una
stufa per la stanzetta

nuda! Ti chiesi un treno,
Gesù Bambino, credimi,
ne posso fare a meno.

Io nulla voglio più
Ogni tuo tono reca
a quel bimbo, o Gesù:

dagli cibo e tepore
ed inonda di luce
e di gioia il suo cuore:

e l’Angiolo con l’ale
bianche su di lui vegli
nel giorno di Natale!

e crepiti la fiamma
gaia nel focolare
pel bimbo e per la mamma!

Come sarò contento
s’egli sorriderà
nel nevicare lento!

 

Il risveglio

È l’alba di Natale chiara chiara:
fuori la neve danza
e nella queta stanza
il bimbo lieto e tacito si desta
a una dolce carezza e a un dolce bacio
della mamma: che festa
quel bacio lieve e buono!
Con che dolce abbandono
fra le tiepidi braccia di mammina
ei china la testina!
Sul suo lettino non c’è nulla, no!
al bimbo malatino
Gesù tutto portò.
Ma come il cuore palpita contento!
Si stringon mamma e bimbo
nel nevicare lento,
e l’Angiolo con l’ale
bianche, sorride e veglia
sul dolce gruppo: “È giorno di Natale!”.

 

serenità

 

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