Lo stregone scoreggione

Roberto Grasso

Lo stregone scoreggione
C’era una volta una storia sepolta
dentro un baule nascosto in un fosso
l’ha rinvenuto un esperto di scasso
la leggo per voi: tutti a raccolta!

C’era un regno molto molto lontano
in cui era in gran voga usar la magia
c’eran giganti nani e un’arpia
e molti indossavano un’abito strano:

Capello appuntito, mantello stellato
lo stesso corredo per ogni stregone,
ad ogni stagione lo avrebbero usato
mai l’ha lavato il Mago Puzzone.

Ogni suo intruglio ha un’odore sgarbato
e dovreste annusare il suo calderone!
prestavano i maghi grande attenzione
a stargli vicino, di fianco o di lato

col naso tappato ma con grande tatto
lo spingevano fuori dai laboratori
non potevan convivere con quegli odori
ben troppo fragranti per il loro olfatto.

Nè il mago di neve dal naso tappato
volle ospitarlo nella sua bottega
né chi fa pozioni con dei rospi il fiato:
lo rifiutò persino la strega!

Ormai tutto solo si spinge in campagna
alla ricerca di un posto in cui stare
non una reggia o un palazzo reale
forse una torre su di una montagna

Giunto infine al suo nuovo alloggio,
sebbene un po’ triste per la sua sorte,
prepara un bel toast e controlla le scorte
“mannaggia! ero certo! è finito il formaggio!”

Allora prepara una pozione incantata,
l’aggiusta di sale e ci butta del caglio,
dal pentolone una grande vampata
“la formula magica avrà qualche sbaglio!”

Manine fetenti, occhietti piccoli e tanti
piedini maldestri, dei buchi, una testa
la fame, forse, ancora gli resta
ma s’è guadagnato tre strambi aiutanti

Col loro aiuto prepara un paiolo
Di sortilegi dal puzzo letale
Eppure ogni tanto si sente un po’ solo
E allora prende il suo cannocchiale

e malinconico osserva i suoi cari amici
distanti inventare pozioni, insieme
li sente vicino ma lontano si tiene,
almeno è felice che loro siano felici.

Quel dì lui era triste e non senza un lamento
si ricordò di una ricorrenza
che si teneva al castello, all’udienza
del re, così mesto si portò allo strumento.

Era il gran gala della magia,
tutti gli amici accorrevano a corte,
che fitta al cuore, quanta nostalgia!
tutta la gente applaudiva alle porte.

Erano accorsi dalle terre vicine
a veder le magie di quegli uomini strani
tempeste mignon, rami dalle mani
saltavano allegri bambini e bambine.

Le mura solcate da un’ombra scura
un ruggito infuocato “scappate c’è un drago!
è la profezia! Solo un grande mago
potrà salvarci” grida il re dalle mura.

Fuggono tutti i cavalieri da un lato
le dame e i fanciulli e pure i vitelli
e quando anche l’ultimo salta il fossato
serran portone, porte e cancelli.

Invece i maghi con spavalderia
affrontano il drago quasi senza paura
il primo a proporsi, mago della natura,
gli lancia una quercia con la sua magia

Ma il drago la infuoca con sguardo fiero,
fa ceneri in fretta del suo verde attacco,
squaglia le lame del mago del ghiaccio,
son tutti in fuga anche il gran mago nero.

Assiste impietrito alla disfatta
il mago puzzone da dietro la lente
“Non posso permetterlo!’ e in tutta fretta
Crea una pozione proprio fetente

Che in un istante lo porta al castello
dove l’aspetta il nemico trionfante,
così vicino è proprio gigante!
“fatti coraggio: inizia il duello!”

Prima che il drago possa ruggire
nel calderone ribolle un intruglio
Da cui se ne esce con gran tafferuglio
una creatura a noi familiare:

un golem molliccio ma gigantesco,
creato ad arte con caglio e con rabbia,
attacca il drago, che ardore pazzesco!
il drago ruggisce fa fuoco, poi nebbia.

Con delusione di tutti gli astanti
il golem si scalda, si gonfia, si scioglie
si disperano tutti, il re e pure sua moglie:
i giorni felici sono proprio distanti.

Il drago ride, la cenere fiocca,
Ma il forte fetore del golem formaggio
s’alza improvviso e invade il villaggio,
la puzza raggiunge del drago la bocca.

Invade le guance, le orecchie, anche il naso
piangendo il drago scappa dal regno
Il mago ha trionfato per forza o per caso
è lo stregone più forte: del ruolo ne è degno!

E ora ascoltiamo insieme:

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dove vuoi andare?