La canzone da un soldino

Renato Fucini

Tratta da: Il Ciuco di Melesecche, storielline in prosa e in versi - Einaudi (1922)

La canzone da un soldino

Leggiamo insieme: La canzone da un soldino di Renato Fucini

“Canta bambino, su, canta bambino;
Poi ti darò un soldino
Poi ti darò, se la canzone è bella,
Un bel grappolo d’uva moscatella”.

Erano ventiquattro ed eran merli;
Ed il cuoco del Re, da cuoco esperto,
Appena nelle man potette averli,
Per cavarsi più presto dall’impiccio,
Senza ammazzarli,
Senza pelarli,
Senza sbuzzarli,
Li cosse in un pasticcio.

Fin qui tutto va in regola: ma quando
Il pasticcio fu aperto,
Volaron via, cantando.

Non pare a te, come pare anche a me,
Degna pietanza questa per un Re?

Dopo pranzo quel Re che era un po’ avaro,
Si mise a riscontrare il suo danaro.
In quel tempo la sua sposa fedele
Se n’andò giù nel proprio salottino.
A mangiare un crostino
Spalmato, a quanto dicesi, di miele.

La serva andò sul prato
A tendere il bucato.

Venne un merlo e, non so se a posta o a caso,
Le portò via un pezzetto di naso.
Ma, per fortuna, un piccolo lui
Glielo rimise al posto e lo cucì.

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