Dal barbiere
Angelo Giarnese
Il bambino è dal barbiere,
dove è giunto per dovere
sol perché la mamma insiste.
Ma è una cosa molto triste
quello specchio che lo abbaglia,
quella mano che attanaglia
con il pettine i capelli,
cento riccioli ribelli,
il bel ciuffo sulla fronte
mentre forbici già pronte
gridan forte: taglia! taglia!
Ecco il colpo che non sbaglia
a cui segue un altro ancora
che le belle ciocche sfiora,
quelle belle ciocche nere
che in un attimo, leggere,
come piume sparse al vento
cadon giù sul pavimento.
Un singhiozzo è fermo in gola:
che diranno in classe, a scuola?
Il bambino, un po’ avvilito,
chiude gli occhi nell’attesa
che il lavoro sia finito
e si arresti questa impresa.
Poi il barbiere tutt’a un tratto
dice allegro: “Ecco fatto”.
Apre gli occhi… che sorpresa!
Il fanciullo, soddisfatto,
rimirando il suo riflesso
si compiace del successo
della nuova acconciatura.
Pettinato con premura
ammirandosi si loda
perché ha stile la figura,
perché è un taglio di gran moda.