Scherzo alla maestra
Angelo Giarnese
La maestra è un po’ in ritardo,
avrà avuto un contrattempo:
ogni bimbo dà uno sguardo
ai quaderni nel frattempo.
Solamente Renatino
si alza in piedi circospetto
e con fare repentino
corre a prendere un gessetto;
fa un disegno alla lavagna
per far ridere i compagni:
non è il mare o la campagna
non son gatti mosche o ragni,
ma dal fuoco dell’ingegno
spunta un volto in quel disegno
che è parecchio somigliante
(che sorpresa!) all’insegnante:
sol che invece del sorriso
tra i suoi denti appare un ghigno
e il nasino in mezzo al viso
ha un aspetto alquanto arcigno:
accentuati il collo e il mento,
allungato un sopracciglio,
i capelli in gran scompiglio
sono riccioli nel vento.
Sopraggiunge all’improvviso
la maestra e mostra sdegno
a vedere il suo sorriso
sbeffeggiato in quel disegno.
Il bambino sembra dire:
dove scappo, cosa faccio,
c’è una strada per fuggire
dagli impicci del fattaccio?
Chi mi toglie dall’impaccio
dell’ardire dell’impresa?
La risposta è in un abbraccio
che lo coglie di sorpresa.
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