Canzonetta
Giovanni Arpino
Tratta da: Le mille e una Italia (Einaudi - 1960)
Leggiamo insieme: Canzonetta di Giovanni Arpino
Com’erano furbi gli antichi!
Mangiavano la pelle e buttavano i fichi,
la pastasciutta, per poterla salare,
l’affondavano nel mare,
col veleno dei serpenti
si curavano il mal di denti:
erano certi di avere ragione
e chi protestava finiva in prigione.
Dicevano: «è questione di fortuna,
c’è chi nasce con sette camicie
e c’è chi nasce senza averne una.
Con la fortuna e l’acqua corrente
non c’è forza competente».
Così chi era detto sfortunato
senz’appello era condannato.
Però non avevano previsto
che il mondo avanza anche senza essere visto:
un passo oggi, un altro domani,
i fenomeni più strani
non fan più paura, non son più un mistero.
E oggi non può più dirsi vero
che il fulmine sia l’ira di Giove:
è solamente elettricità,
rapida se ne va, e poi piove.
Si cominciò col dubitare
e si finì con l’imparare.
Quindi io dico: credo
solo a quello che vedo.
A chi nega che la terra gira
rispondo: poche prediche e lagne,
dimostramelo sulle lavagne!