Il cammino della felicità

Se vi piace questo racconto dovete ringraziare Simona di Tricase LE (23 febbraio 2024)

Il cammino della felicitàFelice era un po’ deluso da alcune cose che, ultimamente, non erano andate per il verso giusto; Florisa, la sua amica del cuore, si era trasferita in un paese vicino, a scuola qualcosa era andata un po’ male, il caro vecchio sig. Beppe, a cui era molto affezionato, era passato a miglior vita. Felice si sentiva proprio solo. Anche il Carnevale era appena trascorso, senza quasi farsi sentire. “Nessuna festa in maschera, solo una semplice mascherina di Arlecchino sono riuscito a mettere, che poi ho pure perso e non ho neanche assaggiato le chiacchiere della signora Rosa, che è andata a trovare la figlia. Ora tutti parlano ormai di fare piccoli sacrifici, fino alla Pasqua, che è ancora lontanuccia!” pensava tra sè Felice, toccando il peluche del suo cagnolino Ruben che, da diverse ore ormai, ahimè pure lui, non faceva ritorno a casa.

Con il volto rigato di lacrime e la tristezza nel cuore, si distese sul lettino, chiuse gli occhi e cercò di immaginare che tutto finalmente si mettesse a posto… Ed ecco che, all’improvviso, apparve nella stanza un’anziana signora che, poggiata ad un bastone, a fatica si muoveva per raggiungere il suo lettino. Man mano che si avvicinava, Felice poteva vedere meglio il suo volto, che era, nonostante le numerose rughe, dolcissimo e bellissimo, con un sorriso delicato che le illuminava gli occhi, stanchi ma pieni di tanta espressività.

“Chi sei?”, le domandò, non riuscendo a spiegarsi da dove venisse quella tenera vecchina. “Sono venuta a riportarti la tua mascherina che hai perso l’altro giorno”, disse la strana ospite. “Ah grazie mille! Mi era caduta per strada, ma non ricordavo dove! Come hai fatto a trovarla?”. “L’ho trovata in piazza, perché io passo sempre il giorno successivo al martedì grasso, per raccogliere ciò che resta del Carnevale”. “Quindi lavori per il Comune! Ho capito!”. “Beh…in un certo senso…” esitò l’anziana signora, con un mezzo sorriso leggero; poi riprese: “Ma perché te ne stai rinchiuso qui dentro, caro Felice? Voglio portarti a fare un giro e vorrei che tu mi accompagnassi, perché da sola non ce la faccio”. “Va bene – disse il piccolo – ma solo perché sei anziana e fingerò che tu sia la mia nonna”. La vecchietta sorrise, tese la mano al bambino e si incamminarono insieme.

Arrivati al parco, incontrarono una bambina, che si mise a parlare con loro: “Io vengo sempre qui, nelle belle giornate, e questa è Stella, una cagnolina randagia, vengo qui per darle da mangiare”. La bella cagnolina, dal bianco color latte, si strofinò alla gamba di Felice, mentre la piccola amica faceva l’occhiolino. Il bambino si sentì sereno, mentre salutava bimba e cagnetta e riprendeva la strada, con la mano stretta a quella della vecchietta, che sussurrava: “Vedi Felice, ricorda che c’è del buono in tutti! Basta cercarlo intorno a noi, quanti bellissimi gesti, che sembrano piccoli, ma sono speciali, perché fatti con amore”. Mentre parlavano ed ammiravano i fiori variopinti si ritrovarono vicino ad una fontanella, dove un tenerissimo passerotto cercava a fatica di bere. Felice corse e aprì subito il rubinetto, per abbeverare l’uccellino; soddisfatto, guardò la vecchina e lei gli porse delle monetine, dicendo: “Tieni, sono per te, entra in quel negozio laggiù e compra quel che vuoi. Io ti aspetto qui”. Felice fece un salto veloce per raggiungere un negozietto lì vicino, avendo in mente le cose più sfiziose da acquistare: patatine, caramelle, cioccolatini…, ma quando uscì in mano avevo solo una piccola bustina di semi per l’uccellino, che gli diede immediatamente. Poi restituì il resto all’anziana signora, dicendo: “Grazie, grazie… vorrei che regalassi questi soldini a qualche altro bambino, perché io ho promesso di fare un piccolo fioretto fino a Pasqua… e lo faccio volentieri”.

La donna aveva il cuore pieno di gioia, mentre guardava Felice che riproduceva il soave cinguettare del docile passerottino. “Sai cosa facciamo Felice? Spenderemo questi soldini per comprare il biglietto di un pullman, che ci porterà in un paese qui vicino”. Felice la seguì senza proferir parola, andarono a fare il biglietto, aspettarono il pullman e ci salirono sopra; Felice non parlava, perché si fidava moltissimo della sua anziana amica, mentre il cuore gli suggeriva che stavano andando a trovare, chissà, forse una persona speciale. Infatti, dopo una mezz’oretta, erano già arrivati; il bambino aveva i lucciconi agli occhi, perché aveva capito che erano arrivati proprio nel paese della sua amica Florisa, così come aveva davvero sperato. Scesero, si recarono a casa di Florisa che, quando aprì la porta, scoppiò in un pianto di gioia, passarono un’oretta insieme, tra baci, abbracci e promesse di rivedersi presto.

Sul pullman del ritorno Felice cominciò a dire: “Grazie mia dolce anziana signora, hai esaudito i desideri del mio cuore, facendomi capire cosa è veramente importante nella vita e che dobbiamo sempre impegnarci a realizzare i nostri desideri, con tutto noi stessi”.

“Bravo, Felice, cerca sempre i fiori sul tuo cammino e le anime gentili che sfamano i randagi e non dimenticare mai ciò che è importante, anche se è un po’ più lontano. Basta fare un giro nel parco, dar da bere a un piccolo uccellino o comprare un biglietto speciale, salire su un pullman e raggiungere chi ci aspetta”. Mentre diceva queste parole accarezzò il bambino e lui chiuse gli occhi, quando li riaprì, si ritrovò sul suo letto e si domandò: “Dov’è la signora…non è più qui! “È stato un sogno o la realtà?”.

Mentre pensava sentì il respiro affannoso e gioioso del suo Ruben, finalmente rientrato a casa, che gli saltò addosso con la coda impazzita di gioia. “Oh Ruben mio, sei tornato finalmente, quanto mi sei mancato!”. Poi aprì il suo diario, per leggervi i compiti da fare e ci trovò scritto: “Tema: Sta per cominciare la Quaresima, un periodo di penitenza, che in molti raffigurano come una vecchia signora, che ci porterà verso la Pasqua. Racconta”. Felice sorrise, strinse a sè il suo Ruben forte forte e si disse soddisfatto: “Grazie di cuore mia cara signora Quaresima, che mi hai preso per mano e mi hai insegnato il cammino della felicità”.

E il cuore gli batteva. Si sentiva finalmente felice come una Pasqua!

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