Il merlo

Raffaella ci manda una sua filastrocca (2 ottobre 2000).

C’era una volta uno stupido merlo indiano che ripeteva un verso assai profano:
“Puff, sparisci , di terrore stupisci! Io sono mago, io sono un drago, 
finirai morto nel fondo del lago!”
Ogni animale che le sue parole sentiva, subito a terra tramortiva. 
Passarono gli anni, circa trentasette, 
rimaser nella regione poche corvette, 
che si tenevan ben lontane dalla sua gabbia, 
certe che minimo si sarebbero prese la scabbia.
Fu uno solo il temerario che andò a cercare il merlo fuori orario. 
Approfittando del chiarore della luna, si avvicinò al portator di sfortuna. 
E quando quello lanciò il suo anatema, rispose con un discorso 
che non sembrava neanche in tema: 
“Prova a chiudere gli occhi, piccolo indiano, io starò fermo, 
non prenderò la tua mano, ma , se tu vuoi allungarla verso il mio viso, 
potrai toccare e sentire il mio sorriso”.
L’incantesimo fu così rotto da quel tipo con il suo motto. 
Sembra che fosse venuto da un pianeta
che assomiglia alla stella cometa, 
le sue sembianze eran certo stravaganti, 
metà angelo, metà piovra,
come i mutanti. 
Ma cosa importa che aspetto aveva, certo la luce dai suoi occhi splendeva.

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