Passeggiata nell’Isola Polvese

Maria Melide ci invia una poesia (29 maggio 2001).

Io cammino serena
seguendo l’orme degli alunni miei;
ascolto un canto impercettibile di uccelli
e il suono ancor più forte
del cuculo assillante e alquanto strano.
Vedo l’onda che senza posa increspa
la superficie al lago smeraldino.
Un fiore mi dona una bambina,
bianco giglio selvatico
ricamo del Tuo prato
bagnato di rugiada cristallina.
Un salice piangente beve l’acqua chiara
piegato sull’annoso suo tronco, eppure nuovo!
I rami sono mossi
dalla leggera brezza
di nuova primavera, eppure antica!
E’ un canto il mormorio che l’acqua fa sentire
quando agli scogli
infrange l’onda sua poi torna indietro.
Gracchia lontano una cornacchia
che stona questo incanto naturale,
eppur creatura uscita di Sue mani.
Gracidano le rane dal profondo pantano,
poi sfiorano le canne sulla riva.
Rosmarino odoroso e antichi olivi
ammantan tutta l’ISOLA POLVESE.

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