A chi non piace lavar mani e faccia?

Anna Vivarelli

Che fine han fatto i sette nani
che Biancaneve sul prato lasciò
per fidanzarsi col principe azzurro
che del suo viso si innamorò?

Son sempre là nella casa del bosco:
briciole, ragni, muffa e cartaccia,
nessun che ordini prima di cena
di lavar bene le mani e la faccia.

Nelle stanzette che Biancaneve
ogni mattina puliva con cura
oggi la polvere regna sovrana
insieme ai mucchi di spazzatura.

Anche il paiolo nella sua nicchia
è freddo e vuoto in fondo al camino.
Più non si cuociono brodo e minestra
né le lenticchie col cotechino.

Pane e salame, cacio e insalata,
mangiano i nani nella casetta
e la domenica per fare festa
spalman di burro una secca galletta.

Qualcuno pensa: che brutta cosa!
Quei sette nani miseri e soli
non han nessuno che spolveri e spazzi,
che gli cucini spaghetti e ravioli?

E quell’ingrata di Biancaneve
che dalla strega avevan salvata,
di quegli amici disordinati
neanche una volta si è ricordata?

La storia invece non ci racconta
che Biancaneve e l’azzurro marito
li hanno invitati nel loro castello
a viver lì senza muovere un dito.

“Grazie di cuore”, avevan risposto
Mammolo, Brontolo, Pisolo e Dotto,
“ma preferiamo la nostra casetta
dove ogni cosa è in formato ridotto.

Lì nel castello ogni cosa è gigante,
stanze, scaloni, tavoli e letti:
quando per Pasqua veniamo a trovarti
noi ci sentiamo ancor più nanetti.

E poi dovremmo lavar mani e faccia
ogni mattina con acqua e sapone,
mentre a noi sette piace restare
col muso nero come il carbone.

Ma se volessi farci felici
con qualcosina di dolce e fragrante,
manda nel bosco una torta di mele:
quella ci piace in formato gigante”.

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