A gli sportelli della fantasia

Domenico Gnoli

Tratta da Vecchie e Nuove Odi Tiberine, Zanichelli, 1898

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Il viaggiar sarebbe il mio diletto
ma costa troppo; per economia
talora uso di prendere un biglietto
a gli sportelli della fantasia.
Preparo la valigia, indi mi metto
dentro il vagone, sento il fischio, e via!
Casi, stando in poltrona e senza spese,
viaggio innanzi e indietro il Bel Paese.

Ponti sonanti su cupi burroni,
erti dirupi e digradanti clivi
e un vario verdeggiar per tutti i toni
di roveri, di pampini, d’olivi,
campi arati da vigili coloni,
argentee righe di cadenti rivi,
e torri e casolar, chiese e paesi
stesi nel piano o sui ciglion sospesi.

E là m’arresto ove chiamar mi sento
da qualche gloria, ove cresce un alloro:
martella la campana d’un convento,
ecco la Gancia nella Conca d’Oro;
ondeggia il segno di San Marco al vento,
ecco il doge che sale il Bucintoro;
piano, fratelli, non alziam la voce,
ché dormono i titani a Santa Croce.

Cerco palagi e chiese; di memorie
cacciator solitario, il piè rivolgo
ai marmi sculti, alle dipinte storie
e il gran volume di nostra arte svolgo.
Poi, tutto quello che è bello, le glorie
tutte in un fascio nel pensier raccolgo
e chiudo gli occhi e sogno alla ventura
l’itale glorie dell’ età futura.

Vecchie e Nuove Odi Tiberine, Zanichelli, 1898

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