Auschwitz
Antonella Berti
“Oh che bello, cara
mamma,
siamo in gita,
non a nanna.
A me piace stare qua
ma dov’è il mio papà?”
“Figlio caro, arriveremo
in un posto poco ameno,
non guardare se quei prati
sono aridi e rasati.
Non guardare se la gente,
là presente,
è un po’ triste,
non in vena di far feste.
Non guardare quel signore,
che schiamazza
tutte l’ore
con quel grugno poco umano,
stivaloni, frusta in mano,
non guardare se il papà,
forse, più non tornerà…
Non guardare se la mamma
non respira, non è un dramma.
Spero tanto, mio bambino,
che in un tempo assai vicino
potrai esser testimone
di cotanta aberrazione…
mostra il braccio con orgoglio,
no paura, caro figlio,
14665,
dai, vai, mostralo a chiunque
siamo numeri, piccino,
fumo ch’esce da un camino,
spero tu sia fortunato…
dalla nascita t’ho amato!”
Questo mondo sarà bello,
certo, caro mio fratello,
quando razza e religione
non faran più
da padrone.
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