All’Automobile da corsa

Filippo Tommaso Marinetti

Da: Lussuria - Velocità (1921)

Automobile da corsa

Leggiamo insieme: All’Automobile da corsa di Filippo Tommaso Marinetti

Veemente Dio d’una razza d’acciaio,
Automobile ebbrrra di spazio,
che scalpiti e frrremi d’angoscia
rodendo il morso con striduli denti…
Formidabile mostro giapponese,
dagli occhi di fucina,
nutrito di fiamma
e d’olî minerali,
avido d’orizzonti e di prede siderali…
io scateno il tuo cuore che tonfa diabolicamente,
scateno i tuoi giganteschi pneumatici,
per la danza che tu sai danzare
via per le bianche strade di tutto il mondo!…
Allento finalmente
le tue metalliche redini,
e tu con voluttà ti slanci
nell’Infinito liberatore!
All’abbaiare della tua grande voce
ecco il sol che tramonta inseguirti veloce
accelerando il suo sanguinolento
palpito, all’orizzonte…
Guarda, come galoppa, in fondo ai boschi, laggiù!…
Che importa, mio dèmone bello?
Io sono in tua balìa!… Prrrendimi!… Prrrendimi!…
Sulla terra assordata, benché tutta vibri
d’echi loquaci;
sotto il cielo accecato, benché folto di stelle,
io vado esasperando la mia febbre
ed il mio desiderio,
scudisciandoli a gran colpi di spada.
E a quando a quando alzo il capo
per sentirmi sul collo
in soffice stretta le braccia
folli del vento, vellutate e freschissime…
Sono tue quelle braccia ammalianti e lontane
che mi attirano, e il vento
non è che il tuo alito d’abisso,
o Infinito senza fondo che con gioia m’assorbi!…
Ah! ah! vedo a un tratto mulini
neri, dinoccolati,
che sembran correr su l’ali
di tela vertebrata
come su gambe prolisse…
Ora le montagne già stanno per gettare
sulla mia fuga mantelli di sonnolenta frescura,
là, a quella svolta bieca.
Montagne! Mammut, in mostruosa mandra,
che pesanti trottate, inarcando
le vostre immense groppe,
eccovi superate, eccovi avvolte
dalla grigia matassa delle nebbie!…
E odo il vago echeggiante rumore
che sulle strade stampano
i favolosi stivali da sette leghe
dei vostri piedi colossali…
O montagne dai freschi mantelli turchini!…
O bei fiumi che respirate
beatamente al chiaro di luna!
O tenebrose pianure!… Io vi sorpasso a galoppo
su questo mio mostro impazzito!…
Stelle! mie stelle! l’udite
il precipitar dei suoi passi?…
Udite voi la sua voce, cui la collera spacca…
la sua voce scoppiante, che abbaia, che abbaia…
e il tuonar de’ suoi ferrei polmoni
crrrrollanti a prrrrecipizio
interrrrrminabilmente?…
Accetto la sfida, o mie stelle!…
Più presto!… Ancora più presto!…
E senza posa, né riposo!…
Molla i freni! Non puoi?
Schiàntali, dunque,
che il polso del motore centuplichi i suoi slanci!
Urrrrà! Non più contatti con questa terra immonda!
Io me ne stacco alfine, ed agilmente volo
sull’inebriante fiume degli astri
che si gonfia in piena nel gran letto celeste!

 

Per leggere il testo di All’Automobile da corsa di Filippo Tommaso Marinetti in lingua francese (A mon Pégase ), clicca qui!

 

Nota su: All’Automobile da corsa di Filippo Tommaso Marinetti

Durante i primi anni del Novecento appaiono i primi nuovissimi mezzi di trasporto e comunicazione che rivoluzionano in modo pesante la vita e le abitudini della società.

I primi ad apprezzare tutta questa modernità e questo progresso tecnologico e meccanico sono i Futuristi perché sperano, grazie ad essa, in un futuro con ritmi più veloci, più arditi e più adatti, secondo loro, ai desideri e alle ambizioni degli uomini moderni.

Basta quieto vivere, idilli campestri e tradizioni; viva le macchine, la tecnologia, la velocità!

Proprio con questa nuova visione del mondo Marinetti compone All’Automobile da corsa (traduzione italiana della francese: A mon Pégase), contenuta in Lussuria-Velocità (1921).

All’Automobile da corsa è un inno alla velocità e alla macchina. L’automobile (per i Futuristi sostantivo maschile) è emblema della civiltà delle macchine e proietta l’uomo verso il futuro.

La macchina è un “dio d’una razza d’acciaio”, è cavallo scalpitante al galoppo. L’automobile con tratti animali e umani, lanciata a folle velocità, è un demone a bordo del quale il poeta inebriato attraversa pianura e montagne.

La corsa di Marinetti sull’automobile, finisce spiccando il volo verso le stelle.

Nel testo di: All’Automobile da corsa sono presenti moltissime metafore (Veemente dio d’una razza d’acciaio; ebbrrra di spazio; scalpiti e frrremi d’angoscia rodendo il morso con striduli denti) che mostrano la macchina come un essere vivente potentissimo, con sembianze divine e mostruose che scalpita come un cavallo di razza.

Marinetti nel testo fa un grande uso dell’onomatopea (ebbrrra; frrremi; Prrrendimi!… Prrrendimi!; crrrrollanti a prrrrecipizio interrrrrminabilmente) che vuole riprodurre il rombo del motore, la sua voce potente e scoppiettante.

 

Poesie studiate a Scuola
Per le più famose Poesie studiate a Scuola, cliccate qui!

 

Speciale Scuola
Visita lo speciale Scuola!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dove vuoi andare?