Babbo natale alla corte del Re di Vallebruna

Zia Mariù

Ecco la favola di Zia Mariù (12 giugno 2012).

Da qualche giorno era cessato di nevicare e il sole splendeva sulla valle innevata molto lontana dal Polo Nord. Fu in uno di quei giorni di sole che un signore sconosciuto giunse al castello di Vallebruna. Veramente giunse al castello, prima di lui, un suono di campanelli che saliva dal fondo della valle e si spargeva festoso nell’aria. Tutti accorrevano a vedere; i bambini si arrampicavano sugli alberi, i vecchi si accostavano incuriositi sul ciglio della strada, i servi del castello correvano a sporgersi tra i merli delle mura. Il suono dei campanelli s’avvicinava allegramente sempre più, finché in fondo alla strada apparve un carro tirato da sei renne al trotto montate su una slitta e guidate da questo personaggio alto, in piedi al carro, che senza spreco di voce urlava: “OOHH OOHH!” e che schioccando la lunga frusta faceva cadere dagli alberi gli ultimi fiocchi di neve impigliati tra i rami. Allora tutti videro che lo scampanellio veniva da tanti minuscoli campanellini legati ai finimenti delle renne. L’uomo, un po’ rotondetto a dirla a voi, vestito di una palandrana rossa e nera che gli scendeva dritta dalle spalle alle caviglie, schioccò verso l’alto la frusta in segno di saluto. Poi vide la principessina piangente al balcone e si inchinò portando la mano destra sul cuore. Subito la folla di bambini curiosi gli si fece incontro, circondò il carro, alcuni leggermente, per paura che fosse tutta una finzione, con le piccole dita fecero tinnire i campanelli, alcuni accarezzavano i finimenti di velluto un po’ inumiditi della neve fresca, altri toccavano gli oggetti misteriosi che si trovavano sul carro, mentre le renne tra il vapore del loro fiato bramivano di compiacimento.
“Principessa,” mormorò l’uomo un po’ goffo, inginocchiandosi davanti a lei e baciandole la manina. La bimba singhiozzando senza saperne il motivo, col gesto della mano, fece rialzare lo sconosciuto a tutti, solo lei conosceva la sua fama, in quel suo paese molto lontano dal Polo Nord.
La regina Bicocca, madre della principessina e moglie del re Valambro di Vallebruna vedendo che sua figlia, nessun più era capace di farla smettere di piangere, fece chiamare i più facoltosi medici da ogni dove, ma nessuno capì il male della piccola, che sembrava voler portarsela via. Qualcuno ipotizzò un sortilegio di una strega, ma dovevano capire il perché e come avevano potuto avvicinare la piccola visto, che era sempre sotto lo sguardo attento delle balie. E così la regina madre, che era una mamma molto attenta telefonò a Babbo Natale, che non credeva davvero alle fandonie sulle streghe. Capì che ci poteva essere lo zampino solo del suo nemico: Mister Tristezza, l’unico uomo al mondo che odiava il Natale e la felicità; ed in incognita, diciamo, si presentò al castello. Babbo fece una bella dieta per non farsi riconoscere e si tagliò la barba. Le cameriere credendolo un cercatore di fantasmi, con un attrezzo particolare, gli fecero visitare il castello per vedere se trovava qualche indizio e… dopo giorni di estenuanti ricerche, egli trovò quello che cercava.
Babbo Natale aveva al suo seguito 5 inservienti del re, i più fidati. Quando arrivarono in cucina egli sentì un odorino strano, un puzzarello conosciuto, quello del suo nemico Mister Tristezza e dei suoi complici, che emanavano il loro inconfondibile odore di muffa acida, ma se ne stette un po’ in silenzio a riflettere.
“Vedete Babbo Natale, ops…” disse correggendosi sbadatamente e indicando il camino uno degli inservienti, “SI DICE CHE… che da tantissimi secoli qui al castello vi abbiano dimorato dei folletti malefici, proprio lì, nel camino, al calduccio. E li sentiamo nelle sere di tormenta ridere a crepapelle, sentiamo le loro gambette saltellare per la cucina e far cadere le padelle, per attirare la nostra attenzione, ma capirai Babbo Natale, vai a sapere che aspetto orribile che avranno…”.
“Si dice, non dice niente” rispose Babbo Natale, guardando severamente dentro il camino.
“O ci sono, O NON CI SONO!” esclamò forte come volesse svegliare di soprassalto qualcuno “In primo luogo bisogna accertare questo!”.
Rovistò a lungo nella cesta che aveva portato con sé e ne tirò fuori il suo mitico vestito rosso che indossandolo lo pervase di una scossa magica. Si accostò al camino, il cui fuoco era spento, ma le braci ardevano sotto la cenere, mosse dolcemente il suo sedere a lungo, in gran silenzio.
“Ci sono” mormorò, “oh se ci sono!”. E con un salto mostrò il suo didietro bruciacchiato, senza che nessuno si fosse accorto di qualche presenza fisica. Improvvisamente egli gettò un pezzetto di quei pantaloni sulla cenere, e tra fumo e scoppiettii si levarono lingue di fuoco e faville a migliaia mentre le braci stridevano e crepitavano.
“Avete visto che ci sono!” Si rivolse Babbo Natale agli inservienti atterriti e con le dita in bocca.
“E tutti folletti di prim’ordine” parlò forte Babbo per farsi sentire.
“Ora bisognerà scacciarli. Attizzate il fuoco, aggiungete legna e lasciatemi solo. Io stesso vi chiamerò quando sarà il momento perché possiate vederli coi vostri occhi”.
“Oh no, via via via… che paura” gridarono gli inservienti dileguandosi per le stanze del castello.
“Bravi e coraggiosi!” li prese in giro Babbo Natale “è questo il bene che volete alla vostra principessa?”.
Trafficò silenzioso a lungo nella cucina deserta e quando richiamò gli inservienti tutto era cambiato. Ovunque c’erano regali, pacchi e pacchettini dai colori allegri e un forte odore di panettone e lui stesso avvolto in un bel mantello nuovo e rosso. Sulla soglia gli inservienti guardavano sorpresi. Babbo Natale con il gatto della regina saltava sul tavolino dell’enorme cucina e urlava: “VATTENE VATTENE OLE’, QUI NON C’è POSTO PER TE, VATTENE VATTENE, OLE’ QUI NON C’E’ POSTO PER TE!”.
Intanto nel camino le fiamme si alzarono sin tutta l’altezza della cappa in un nugolo di scintille. Solo quando il fumo si dissolse e le fiamme ritornarono alle dimensioni solite Babbo Natale guardò verso la porta da dove avevano assistito il re, la regina Bicocca e tutta la servitù e soddisfatto disse: “è finito sono fuggiti tutti, fino all’ultimo!”.
In quello stesso istante la principessina tornò a sorridere e circondata dai doni di tutti i bambini del castello, volgendosi a Babbo Natale che già volava su nel cielo sulla sua slitta, a squarciagola urlò: “BABBO NATALE SEI GRANDE!”.

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