Babbo Natale e il regalo esagerato

Ecco la fiaba di Zia Mariù. (25 settembre 2007).

Mancavano tre giorni a Natale e un vecchietto barbuto vestito di rosso con stivali neri e con un gran pancione strozzato da una robusta cintola di cuoio stava frettolosamente finendo le consegne per tutti i bambini buoni del mondo quando, mentre sorvolava con la sua slitta il paese di Copritichequifafreddo, si imbatté in una bufera di neve.
Babbo Natale fu costretto a fermarsi: i danni al momento erano irreparabili e poi tutti i regali si erano sparpagliati disordinatamente a terra e alcuni si erano rovinati e a lui, fortunatamente gli si erano soltanto strappati dietro i pantaloni.
Cercò di rimediare un po’ alla bene in meglio quando si accorse che sulla slitta c’era un grande pacco, detto tra noi un po’ esagerato, troppo esagerato!
Infatti, io penso che per la guida troppo sportiva di Babbo Natale, il pacco si sia spostato sbilanciando la slitta che si è capovolta!
Babbo, lo guardò ben bene e cominciò a chiedersi cosa potesse contenere quel gran paccone.
I folletti non gli avevano detto che quel trasporto doveva essere eccezionale. Cominciò così, incuriosito, con il grasso dito, a scorticare la carta dorata e un profumino si sprigionò dalla confezione.
Era cioccolata, una gigantesca macchina con la carrozzeria per metà di metallo resistentissimo e per l’altra metà buonissima cioccolata!
Chissà chi mai aveva ordinato quel regalo così originale ma esagerato? E pensare che lui si raccomandava sempre ai genitori: “Non ordinate regali esagerati, ai bambini cose piccole e semplici, semmai una carezza in più!”.
Comunque, spulciò frettolosamente con gli occhi l’elenco delle consegne e vide che quello era un regalo speciale per il figlio del padrone di una fabbrica di automobili.
Mentre, intendo a leccarsi le dita sporcatosi con l’insolito paraurti, volle assaggiar pur le gomme che erano fatte di cioccolata soffiata, il volante di cioccolata fondente e uvetta ed i sedili, tutti bianchi, di cioccolata al latte, il portapacchi di cioccolata con le noccioline, insomma tanta cioccolata e per tutti i gusti.
D’un tratto una folata più forte di vento alzò una pesante nuvola di neve e il ramo di un albero cadde sulle briglie delle renne tranciandole di netto, queste si liberarono e dalla paura per il gran rumore spiccarono il volo, su nel cielo tra le stelle, smarrite ma meno male nella direzione del Polo Nord!
Attaccato alle renne un lembo rosso dei pantaloni di Babbo Natale.
Immaginate voi la reazione dei folletti quando videro rientrare le renne senza Babbo Natale: con le briglie spezzate e un pezzetto strappato di stoffa rossa? La notizia si propagò in un batter d’occhio.
Tutti i folletti della fabbrica sapevano che Babbo Natale quella sera non aveva fatto ritorno a casa. Un rapimento? Chissà? Poi uno squillo al telefono, quello particolare, quello di ultima generazione, uno strano aggeggio senza fili e, la notizia che Babbo stava bene: ma la slitta era distrutta e bisognava di pezzi di ricambio e di un paio di pantaloni nuovi.
Il folletto meccanico, grande smemorato, vestito con una tuta immacolata color verde natalizio, soffiando come un gatto cominciò a bofonchiare:
“UUFFFFHH! Non c’è tempo, non c’è tempo e poi dove li troviamo i pezzi di ricambio, proprio ora, alla Vigilia di Natale! E poi la città di “Scopritichequifacaldo” è dall’altra parte del mondo, non arriveremo mai”, già dimentico del nome del paese dove era Babbo Natale, mentre con le mani si addrizzava il cappello moscio che gli calava sempre sugli occhi.
“Mi raccomando a voi, non rallentate il lavoro, questo contrattempo non ci deve fermare, una soluzione la troveremo! E sbrigatevi con quei pacchetti che Natale è vicino”.
Incoraggiava a gran voce Babbo Natale dal telefono senza fili.
Intanto la bufera si era accanita sopra la slitta e la candita neve l’aveva ricoperta e nascosta.
Un vecchietto panciuto vestito di rosso vagava per i giardini di Copritichequifafreddo farfugliando strane parole: “Slitta, Natale, macchina, calzoni, consegnare, tutte parole senza senso”.
In quelle sere di festa tutti si accingevano a rientrar nelle proprie case al caldo, accompagnati da pacchetti di ogni misura e colorati di ogni colore, tanti pacchettini da metter sotto l’albero.
Dai comignoli sui tetti sofficemente innevati il fumo usciva allegro e le folate di vento formavano delle intense figure danzerine.
Un bambino si divertiva a far vapore sui vetri quando guardando per strada si accorse dello smarrimento del nonnino panciuto vestito di rosso ornato di pelliccia con un suo inconfondibile berretto, gli ricordava quello degli gnomi e poi quel sacco carico sulle spalle.
Il vecchio, poverino, con una mano si grattava la testa e con l’altra, dietro al sederone, si teneva stretta la stoffa dei calzoni e camminava in su e giù nel giardino.
All’improvviso il bambino si illuminò, riconobbe l’abito e… Ma è Babbo Natale!” urlò strafelice.
Uscì di corsa con il suo fratellino.
I due bambini gli corsero in contro con un tale entusiasmo da quasi buttarlo a terra. Cominciarono a tempestarlo di domande.
Babbo, complice e paterno, raccontò ai piccoli in che guaio si era venuto a trovare e che folletto meccanico non avrebbe fatto in tempo ad arrivare dal Polo Nord per aggiustare la slitta, che fare a così poco tempo dalla notte di Natale?
Non voleva immaginare il dispiacere dei bambini buoni, che attendevano i doni che si erano meritati e che non erano arrivati per chissà quale motivo.
La notizia avrebbe fatto il giro del mondo in un batter d’occhio: sui giornali, alla televisione, per telefono, via satellite.
Non potevano certo inventare che Babbo Natale aveva avuto un incidente perché andava troppo forte, qualcuno vedendo in che condizioni era la slitta avrebbe potuto pensare che Babbo potesse essere morto, o forse si poteva esser rotto una gamba o un braccio!
Così i due bambini senza perder tempo andarono a chiamare il loro amico, il signor Tiraemmolla, di professione meccanico, un uomo che aveva i figli oramai grandi ma che aveva una gran voglia di raccontar ai suoi nipotini di aver visto di persona Babbo Natale.
“Aiutare Babbo Natale? Ma è sempre vivo Babbo Natale? Non ricordo quanto tempo è passato da quando l’ho visto l’ultima volta! Mettiamoci a lavoro, i bambini non devono aspettare!”
Commentò entusiasta il signor Tiraemmolla.
Nella sua attrezzatissima officina, cominciò a guardarsi un po’ intorno ma non trovò un pezzo di ricambio idoneo per sistemar la slitta di Babbo Natale.
Quando, così per caso, si accorse della grande macchina di metallo e cioccolata che giaceva su un fianco sulla neve. La spolverò ben bene e cominciò: prima a spizzicar e poi a staccare i pezzi che andavano dolcemente ad assemblarsi alla slitta; sembravano fatti apposta e in quattro e quattro otto la slitta era già che efficiente.
Nel frattempo dal Polo Nord erano arrivate scalpitando sei saettanti renne. Babbo Natale, agile come sempre, nonostante il pancione ma nei suoi calzoni nuovi, balzò sopra la slitta e ringraziò a nome di tutti i bimbi buoni del mondo e in un batter d’occhio era già in volo per il Polo Nord.
Con le consegne, intanto, i folletti erano rimasti molto indietro; il tempo delle volte è proprio birbante!
Così, di nascosto a tutti i bambini e trovandosi proprio alle strette, chiesero aiuto a tutte le mamme del villaggio di Rovaniemi al Polo Nord che, approfittando del tempo in cui i loro bambini erano a scuola, per quella giusta causa, cominciarono ad andar ad aiutare i piccoli operai nella fabbrica di Babbo Natale. A turno le mamme infiocchettavano, altre sceglievano e tagliavano la carta colorata, altre dividevano i regali: quelli dei maschi da quelli delle femmine.
Insomma c’era proprio tanto da lavorare!
Sapete cosa vi dico? Cari bambini, non piangete mai quando le vostre mamme verso Natale vi dicono che devono andar a lavorare e voi fate i capricci perché volete stare con loro, al loro ritorno guardate nelle tasche e se trovate un pezzo di nastrino colorato vuol dire che qualcosa di vero in questa storia c’è.
E non lo dite ai vostri amici perché è un segreto, altrimenti che segreto sarebbe!
Intanto Babbo Natale aveva già caricato dieci ma che dico, cento volte la slitta e…
“Debbo pur terminare le consegne, i bambini non possono aspettar”.
Una frenesia in quella fabbrica, tutti in agitazione! Ma mancavano così poche ore a Natale!
“OH OH OHHH!! Finalmente le consegne sono quasi terminate!” Esclamò soddisfatto Babbo Natale, sentendo alleggerito il grande sacco sulle spalle.
Solo un regalo era rimasto, non tanto grande ma sempre un bel regalo. Babbo Natale sfogliò l’elenco della lista ed entrò misteriosamente dal camino di quella casa così aristocratica e con il garage pieno di macchine.
Trovandoselo all’improvviso davanti provocò al bambino un pizzico di batticuore quel tanto che ci voleva.
Mentre il piccolo meravigliato lo guardava nel silenzio adagiare quel pacchetto sotto l’albero, Babbo Natale gli strizzò l’occhiolino, ammiccò un sorriso e, facendo un gran sospiro sgattaiolando se ne andò.
Ah, dimenticavo, la sorpresa Babbo Natale gli aveva lasciato un piccola macchina: per metà metallo e l’altra metà cioccolata di tutti i gusti!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dove vuoi andare?