Babbo Ulivo
Se vi piace questa poesia, dovete ringraziare Zia Mariù (2 dicembre 2012).
Nei cieli azzurri di un vecchio castello
volava libero un vispo fringuello.
Gli cadde a terra dal becco un nocciolo strano,
e un contadino lo coprì di terra
dolcemente con la mano.
Il tempo passava, le radici bagnate di brina
crescevano forti, tra i sassi della collina;
e nacquero forti rami sporgenti
da cui pendevano gocce verdi e nere lucenti.
Per l’albero era cominciata un’avventura
e aveva tanti amici, tutti doni della natura.
“Cosa mi hai portato oggi amico Vento
oh… il profumo del mare, ne son contento!”
“Amico Sole scaldami ancora,
colora i miei frutti e che sappian d’aurora!”
Sotto l’ombra dei sui rami il contadino un giorno si fermò
e cercando il tesoro tra i rami, a raccoglierlo cominciò.
Aveva di sudore imperlata la fronte
e l’ulivo, dispettoso, gliela solleticò con le sue fronde.
“Oh chi è, oh cosa è stato, chi mi ha solleticato?”
domandò, il contadino all’aria,
cercando di veder qualcuno,
ma gira e rigira non vide nessuno.
“Son stato io!”, parlò una voce allegra e viva
“non ti ricordi, non vedi…son l’ulivo,
il nonno dell’olio, il babbo dell’oliva!”