Belle lettere

Antonio Rubino, autore di testo e illustrazioni

Belle lettere

Col suo viso tondo e lieto
qui vedete Re Alfabeto,
sul cui stemma incisa sta
la parola “BE – A – BA”.

Con lo scettro nella manca
ei percorre Cartabianca:
lo precede Inchiostronero,
suo Ministro e Consigliero.

Gli scolari e le scolare
della prima elementare
invitati sono al tè
che oggi offerto vien da Re.

E nei vasti suoi giardini
Re Alfabeto a quei bambini
or presenta le figliole,
tutte belle come il sole.

Ecco l’A, prima vocale,
col cappel piramidale:
si stupisca o si diverta,
sempre tien la bocca aperta.

Ecco l’E, vocale anch’essa,
ma un pochino più sommessa:
burle escogita a bizzeffe
e di tutti si fa beffe.

Ecco l’I magra, sottile,
puntigliosa, tutta bile:
strilla forte e fa la bizza
quand’è invasa dalla stizza.

Tonda, grassa, soddisfatta
e a dir vero un poco sciatta,
ecco l’O che ha sempre il cuore
pieno zeppo di stupore.

Con due corna volte in su
urla e sbuffa sempre l’U:
bocca chiusa, cera scura,
trema sempre di paura.

BI la prima consonante
è un pochino balbettante:
bella e buona bamboccina
del suo babbo è la carina.

Di salute CI sta male:
ha una tosse gutturale,
e, se tira un po’ di vento,
starnutisce ogni momento.

Con un suo campanellin
c’è la DI che fa din din:
marcia sempre dondoloni
predilige i Dolci e i Doni.

Belle lettere

Per stirare la vestina
della bambola Fifina,
nel fornel che fumo fa
l’EFFE ognor soffiando va.

GI gorgheggia a squarciagola
come gazza campagnola,
e sognando un par di piatti
fa gin gin con salti matti.

L’ACCA invece è sordomuta
e in disparte sta seduta,
così vive inerte e stracca
senza mai capire un’acca.

L’ELLE piena di languore
si lamenta in la minore,
e alla luna fa bel bello
sulla lira un ritornello.

Con fossette molto strambe
l’EMME corre con tre gambe:
non s’arriva ad acchiapparla;
mugge e miagola se parla.

L’ENNE invece (non c’è caso)
parla sempre con il naso:
se s’annoia il tempo inganna
canticchiando “ninna nanna”.

La PI parla con gran pena
con la bocca sempre piena;
quando parla par che poppi
par che pipi o par che scoppi.

Questa qua si chiama QU
e ha la voce sempre giù:
è bruttina anzichenò;
prende molti qui pro quo.

L’ERRE parla in guisa strana;
par che in bocca abbia una rana,
par che in bocca celi un grillo:
la sua voce è come un trillo.

L’ESSE accenna col ditino
di star zitti un momentino,
se no il suono non si sente
dei sonagli del serpente.

Con la tromba sua di guerra
TI tremare fa la terra,
e coi tacchi, per un ticchio,
sul terreno dà di picchio.

Tutta vita e tutta mento,
c’è la VI che si fa vento;
ma la troppa vigoria
la fa il serto volar via.

Vien buon’ultima la ZETA
zoccolando tutta lieta,
e, quantunque zoticona,
è apprezzata nella zona.

Le ventun figlie del RE
nel giardino giocan tra sé
e, a seconda si dispongono,
frasi e sillabe compongono.

Così il piccolo invitato
tra un sorbetto e un mandorlato,
può con gran facilità
imparare il BE – A – BA.

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