Biancaneve e i sette nani

Ecco la filastrocca di zia Mariù. (12 febbraio 2008).

Nacque tanti anni fa una bella bimba alla corte di sua maestà.
La pelle di pesca aveva così lieve che la sua mamma chiamò Biancaneve.
La piccola amava nel bosco passeggiar, cogliere fiori e trotterellar.
Ma un brutto giorno una signora nera la sua mamma rapì.
La portò con se lontano, dove non si capì.
La bimba pianse e pianse ancor, in due le se era incrinato il cuor.
Il babbo rimasto solo e sconsolato una matrigna acida e arcigna avea sposato.
Uno specchio magico lei consultava, per sentir se una più bella nel reame esisteva, e che con la sua bellezza non la contrastava.
Ma lo specchio sapeva, sapeva assai:
più bella di lei Biancaneve era e la regina invece, una vecchia strega, una megera!
Nel bosco dal cacciator la regina la fece portar,
uccidere la doveva e il suo cuore dal petto strappar.
Ma il coraggio l’uomo non trovò, e al suo posto un grande cervo uccise e il cuore gli rubò.
“E’ morta mia padrona” alla regina dovette inventare “là lontano, sotto un metro di terra, là dove nessuno la potrà trovare”.
Stanca e stravolta dal dolore la piccolina per il bosco vagò.
Quando da lontano vide una casetta piccina, piccina picciò.
“Toc toc…c’è nessuno?…”
La porticina Biancaneve si apprestò a bussare,
ma quella vocina nessuno potea ascoltare.
La bimba entrò e tra polvere e ragnatele tutto di sette trovò.
Sette piattini, sette bicchierini, sette bretelle con sette padelle per far le frittelle.
Dopo aver spolverato, lucidato e riassettato,
mmmm…che fatica, ma tutto lindo è diventato!
Nella casa tutta a posto, profumino di torta, patate e carne arrosto.
Salita la scala in tutta fretta, vide sette lettini in cameretta.
Quanto eran soffici e morbidi volle provare e un sonnellino provò a schiacciare.
Dopo due orette, gli occhioni suoi neri la piccola aprì: e, sorpresa delle sorprese, a piedi dei letti sette nanetti erano lì.
Tutti felici, tra canti e balletti, già innamorati di lei eran i sette nanetti.
Riccioli neri dalla voce gentile, agli uccellini il suo canto donava anche oltre il cortile.
Ma la strega regina la melodia soave nell’aria sentì e unghie appuntite, con sotterfugio una magica mela alla bimba lei offrì.
Biancaneve ingenuamente un morso le dava
e in un sonno incantato per terra cadeva.
Soltanto un amor puro la poteva svegliar.
A sera i sette nanetti piangevan la bimba.
Tanto la sua bellezza era, come neanche un fiore a primavera, e sperando che la cosa non sembrasse per sempre neppur vera, in un giaciglio di cristallo la posero vicino al fiume a riposar.
Un mattino assolato, sul verde sentiero, ecco al galoppo un bianco destriero, liberato nel vento con il celeste mantello, tra tutti i principi forse il più bello.
Rimase abbagliato da tanta bellezza, da rompere a pugni la di cristallo fortezza.
Ma un bacio dolce gli bastò e dalla magia la bella bimba ridestò.
La brutta strega per dispetto morì ma non tutto per noi è finito qui.
Si sposarono i due invitando del mondo i potenti,
hanno avuto due figli e ora son felici e contenti.

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