Bruno pastorello

Se vi piace questa filastrocca ringraziate Daniela. (10 dicembre 2007).

Bruno pastorello

Leggiamo insieme: Bruno pastorello

C’era un bruno pastorello,
tanto buono e tanto bello,
che un bel dì incontrò un signore
forse un re o un imperatore.

E così l’apostrofò:
“Oh se avessi un bel destriero,
una spada e un bel cimiero:
Io potrei venir con te!”.
“Vieni pure disse il re!”.

Il fanciul montò a cavallo,
mise in testa l’elmo giallo
e con lui si incamminò
e in un castello si fermò.

Si trovò fra canti e suoni,
conti principi e baroni,
ebbe lance ed elmi d’oro,
ricche vesti, un gran tesoro!
Ma contento mai non fu,
non sorrise proprio più.

Al castello sulla porta,
c’è una donna ansiosa e smorta:
“Voglio” dice “Voglio entrare!
e il mio figlio risanare,
non c’è medico, né Re
che far possa quanto me!”.

Ella corse accanto al letto,
le sorrise il fanciulletto
e le disse: “O mamma mia,
su con te portami via,
non c’è medico, né Re
che far possa quanto te!”.

 


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4 commenti su “Bruno pastorello”

  1. miriam says:

    Si trovò fra canti e suoni,
    conti principi e baroni,
    ebbe lance ed elmi d’oro,
    ricche vesti, un gran tesoro!
    Ma contento mai non fu,
    non sorrise proprio più.
    Al castello sulla porta,
    c’è una donna ansiosa e smorta:
    voglio dice! Voglio entrare!
    e il mio figlio risanare,
    non c’è medico, né Re
    che far possa quanto me!
    Ella corse accanto al letto,
    le sorrise il fanciulletto
    e le disse “O mamma mia,
    su con te portami via,
    non c’è medico, né Re
    che far possa quanto te!”. (e poi non la ricordo…ma continua ancora)

    1. Jolanda says:

      Grazie Miriam. Ho subito aggiunto il testo che hai inviato. Speriamo che altri mandino anche la parte mancante! Ciao!

  2. SiMona modica says:

    Ciao ragazze, me l’ha insegnata mia nonna. Io la so così:

    C’era un bruno pastorello,
    tanto buono e tanto bello.
    Una volta un gran signore,
    forse un re o un imperatore,
    tutto solo incontrò
    e cosi si favellò:
    “Ah! se avessi il tuo cavallo,
    la tua spada, l’elmo giallo
    e se fossi un gran signore,
    un gran re o un imperatore,
    io vorrei venir con te”.

    “Vieni pure” disse il re.
    Il fanciullo montò a cavallo,
    mise in testa l elmo giallo,
    la sua spada strinse al fianco
    e sul bel cavallo bianco
    via lontano se ne andò,
    in un castello si fermò.

    Si trovò tra canti e suoni
    conti principi e baroni,
    ebbe lance ed elmi d’oro,
    ricche vesti e gran tesoro;
    ma contento lui non fu,
    non sorrise proprio più.

    Quante volte dal poggiolo del castello
    lui guardava i cari monti
    e tra gli alberi e i tramonti
    a sua madre ripensò.
    Pianse, pianse e si ammalò.

    Vennero medici famosi,
    gli diedero farmaci preziosi,
    ma il suo male era nel cuore
    che gli dava un gran dolore.

    Sulla soglia della porta
    arrivò una donna ansiosa e smorta:
    “Voglio dire, voglio fare,
    a mio figlio risanare;
    non c’è medico né re
    che fa e possa quanto me”.

    E la madre benedetta
    sopra il figlio suo si getta;
    con un bacio pien d’amore
    la ferita del suo cuore
    presto, presto risanò
    e poi via se lo portò.

  3. Valerio Nicoletti says:

    Grazie mille la cercavo da tanto tempo era un ricordo lontano di quando avevo 4/5 anni e mia nonna me la raccontava……leggendola mi sono affiorati bellissimi ricordi…. grazie tante…Valerio da Vicenza (potete inviarmela?)

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