La Canzone del Fabbro Ferraio

Francesco Dall'Ongaro

Immagine tratta dal libro: “Fraternità: corso di letture per le scuole elementari, classe terza” di Bruna Bai, Giovanni Cerri, Sarti Maria Felicori (Milano, Signorelli, 1949)

Canzone del Fabbro Ferraio

Nuda la fronte, le braccia nude,
desto coi primi raggi del di,
batto il metallo sopra l’incude
poi che la famma lo rammollì.

Questa mia vita, dura a vederla,
forza m’accresce, mi dà piacer;
questo sudore che il crin m’imperla
è la corona del buon artier.

Picchia, o martello, squilla sonoro!
Viva l’Italia! Viva il lavoro!

Ricco, che poltri ne la tua noia,
non c’invidiare l’allegro umor:
non sai che il Cielo versa la gioia
a chi la compra col suo sudor?

Se a me, se ai figli ch’Ei mi destina
basta il guadagno de la mia man,
bella tra il fumo la mia fucina,
più che la reggia del gran Sultan!

Picchia, o martello, squilla sonoro!
Viva l’Italia! Viva il lavoro!

Ogni arte ha d’uopo dell’arte mia;
più giovo agli altri, meglio ne sto:
presto a ciascuno ciò ch’ei desia,
lieto e superbo del ben ch’io fo.

Amo la pace più che la guerra,
che gioia ai popoli promette invan:
foggio l’aratro ch’apre la terra
onde la gente s’abbia il suo pan.

Picchia, o martello, squilla sonoro!
Viva l’Italia! Viva il lavoro!

Ma se il nemico sopra ci cade,
ben altri arnesi foggiar saprò:
batterò stocchi, pugnali e spade,
e nel suo sangue li temprerò.

Al primo grido che chiami al brando
da fabbro a un tratto sarò guerrier!
Ho braccio e core, vedrem fin quando
ci terran fronte questi stranier!

Picchia, o martello, squilla sonoro!
Viva l’Italia! Viva il lavoro!

 

Immagine tratta dal libro: “Fraternità: corso di letture per le scuole elementari, classe terza” di Bruna Bai, Giovanni Cerri, Sarti Maria Felicori (Milano, Signorelli, 1949)

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