Il cervo alla fonte e il leone

cervo alla fonte e il leone

Era un’afosa e rovente mattina d’estate, il sole picchiava forte nel bosco e tutti gli animali cercavano rifugio all’ombra delle larghe chiome degli alberi secolari. Tutti avevano tanta sete e molti vagavano alla ricerca di un rivo d’acqua che potesse dissetarli anche solo per un momento.

Anche il cervo Alfredo, spinto dalla sete, finalmente, dopo qualche ora, trovò per caso una fonte d’acqua fresca. Alfredo si avvicinò e bevve un bel po’ d’acqua, poi rimase ad osservare la sua immagine riflessa nell’acqua. Delle corna, di cui ammirava la grandezza e il ricco disegno, si sentiva tutto orgoglioso, ma delle gambe non era soddisfatto, perché gli parevano scarne e fragili. Così disse fra sé: “sono davvero belle le mia corna e grandi e possenti, ma le mie gambe non lo sono affatto, sono magre e deboli!”.

Mentre ancora stava riflettendo, ecco il leone Duilio che, affamato, senza pensarci nemmeno, si mise ad inseguirlo. Il cervo Alfredo si diede alla fuga e riescì per un bel pezzo a tenerlo a distanza, perché la forza dei cervi risiede proprio nelle gambe, come quella dei leoni nel cuore.

Finché, durante la corsa per la fuga, non incontrò alberi, egli trovò scampo perché le sue gambe, benché magre e scarne, erano molto agili e veloci. Duilio il leone era molto forte e agile anche lui, ma faticava molto a stargli dietro perché Alfredo era davvero velocissimo.

Il leone, però, dall’alto della sua saggezza, sapeva che sarebbe arrivato il momento giusto per sferrare l’attacco e aggredire la sua ambita preda. Il cervo Alfredo, infatti, durante la fuga, suo malgrado, giunse nel cuore di una distesa boscosa, dove quelle corna di cui andava tanto fiero furono la causa della sua sventura: i rami degli alberi erano fitti fitti tanto che il povero Alfredo rimase impigliato tra le fronde e non poté più scappare al leone.

Duilio raggiunse veloce la sua preda e assalì il cervo senza pietà dicendogli: “Lo sapevo che prima o poi saresti finito sotto le mie grinfie! Le tue gambe ti aiutano, ma le tue grandi e coreografiche corna, di cui ti vanti tanto, ti hanno tradito!”.

Allora, mentre il cervo Alfredo stava per morire, disse a se stesso: “Oh, povero me! Quelle gambe che a me non piacevano, che mi sembravano fragili e magre, mi offrivano la salvezza e ora mi tocca invece morire proprio per colpa di quello in cui riponevo tutta la mia fiducia!”.

La favola dimostra che molte volte, tra i pericoli, la salvezza ci viene da amici che parevano sospetti, mentre altri in cui avevamo piena fiducia ci tradiscono.

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