Natale in rima. Filastrocche.it si prepara ad ampliare la sezione dedicata alle festività.

Da Nexplora(oggi Tornado Insider) – 4 dicembre 2000

 

Filastrocche.it si prepara ad ampliare la sezione dedicata alle festività. Il sito italiano di ritornelli per bamini è da poco presente anche nell’e-commerce, e vanta già una partnership con Amazon
di Domenico Coviello

 

“Un sito per bambini e per adulti che non vogliono dimenticare la loro infanzia!”. Antoine de Saint-Exupery, il padre del Piccolo Principe, potrebbe sottoscrivere questa massima, che riassume lo spirito dell’italiano Filastrocche.it. Nato come sito amatoriale per bambini grazie all’iniziativa di una mamma in attesa, il portale si è già assicurato una partnership nel commercio elettronico con
Amazon.com e Internet Bookshop Italia, e ora guarda alle grandi case dei prodotti per l’infanzia.

“In vista del Natale – anticipa Jolanda Restano, la mamma di Filastrocche.it – amplierò la sezione dedicata alle filastrocche sulla festività, pubblicando quelle che i lettori mi invieranno per l’occasione”. La Restano è oggi una giovane mamma milanese; nella  scorsa primavera mentre era a casa per maternità ha creato questo sito che realizza una sua vecchia passione: le filastrocche, le  ninne nanne, gli scioglilingua e gli indovinelli. Un piccolo archivio della tradizione orale andato online lo scorso aprile, che si va  progressivamente arricchendo anche grazie ai contributi dei lettori piccoli e grandi, e che offre una newsletter settimanale.
“Un grafico ridisegnerà e arricchirà presto l’home page del sito – spiega l’ideatrice – e inserirò a breve file audio con filastrocche  recitate e cantate”. Insomma, se il progetto è nato per ammazzare il tempo di un’attesa che sembrava non passare mai, la mamma  imprenditrice sembra sapere il fatto suo: “Mi ero limitata a inserire su pagine web abbastanza scarne una decina di filastrocche che  conoscevo – spiega infatti la Restano – poi feci un po’ di marketing rivolgendomi ai principali motori di ricerca e scrivendo a qualche  rivista specializzata. Avevo già esperienza della rete, avendo curato il sito di pubblicazioni mediche Sameint.it, poi diventato  Dica33.it”.
Effettivamente in pochi mesi di vita Filastrocche.it ha saputo farsi conoscere e oggi il sito conta una media di 300 visitatori al  giorno, tra mamme, nonni e bambini. E Jolanda deve dedicare agli aggiornamenti che il sito richiede 4 ore al giorno. “Il prossimo  passo è commerciale – racconta – quando raggiungeremo un numero di visitatori accattivante potremo contattare società come  Chicco o Plasmon e anche quel supermarket virtuale dedicato ai bimbi che è babymarket.it”.
Nell’attesa, su Filastrocche.it è già presente da un mese una sezione per il commercio elettronico. “C’è un accordo con  Amazon.com e con Internet Bookshop Italia – spiega la mamma imprenditrice – avrò una percentuale sui ricavi delle vendite  di libri, videocassette, cd e giocattoli accessibili dalle pagine web di questi siti a cui rimando il navigatore che clicca sulla sezione  shopping di Filastrocche.it“.
Da sito amatoriale a idea imprenditoriale dunque, anche se l’avviamento dell’attività non ha certo richiesto l’intervento dei venture  capital: “Per ora ho speso quel centinaio di migliaia di lire necessario all’acquisto del dominio – racconta infatti la fondatrice – ma il costo maggiore sono le tre-quattro ore che ogni giorno dedico a aggiornare e arricchire il mio sito”.
In Italia sono moltissime le pagine web con raccolte di fiabe, giochi, novelle e racconti per bambini. Per la ricchezza dei contenuti  offerti, Filastrocche.it sembra puntare in alto, anche se mancano ancora sistemi di monitoraggio del sito che possano far capire di  più sui suoi lettori. All’estero si stanno sperimentando altre forme di intrattenimento online per bambini, come ad esempio i casi  del francese Kazibao, o dello svedese Dobedo, che permettono ai bambini di chattare e di partecipare a forum interattivi. “In Italia  non ci sono siti di questo genere – spiega però la fondatrice di Filastrocche.it – si ha troppa paura dei pedofili. Penso che un  bambino che naviga in rete non si debba lasciarlo solo, anche se, intendiamoci, il pericolo della pedofilia non è maggiore su Internet  rispetto a cosa può capitare un piccolo in una delle nostre città”.